mercoledì 5 marzo 2008

Il viaggio di Gesù

Quando vedi qualcosa di bello, qualcosa che ti colpisce dentro nel profondo, dovresti subito dirlo, comunicarlo, esternarlo possibilmente a qualcuno in carne ed ossa. E se questo qualcuno non c'è, il blog può essere un provvisorio ma utile sostituto.
Questo pomeriggio ho visto un documentario intitolato 'Il viaggio di Gesù'. L'ho visto per caso, si direbbe, ma io al caso è da un po' che non ci credo. L'ho visto perché nel documentario proiettato prima di questo si sentiva la voce di una cara amica cantante. Ero lì richiamata da un suono, come spesso mi capita. E la musica non tradisce mai, mantiene le promesse. Non è un caso che Orfeo con la cetra abbia ammansito delle belve.

Così in uno strano pomeriggio piovoso romano, in un orario altrettanto insolito (le 4 del pomeriggio), mi sono ritrovata seduta in una sala della Casa del Cinema a Villa Borghese, Roma. Età media 60 anni, direi anche sulla base della sonora russata sentita ad un un certo punto alle mie spalle. Ma - dico io - non sarebbe possibile proiettare questi documentari ad orari un po' più accessibili anche ai gggiovani? E subito inizio con le polemiche, lasciando involontariamente sullo sfondo la bellezza di quello che ho visto. Perché è difficile descrivere la bellezza, dare ragioni della bellezza. La bellezza è disarmante, ha una sua intrinseca perfezione, non puoi non essere d'accordo con lei.

Un uomo si mette in cammino sulle tracce di Gesù. E' un attore ma non recita un personaggio; entra semplicemente nel ruolo di un camminatore che si interroga. Il suo è un dialogo con chi oggi vive nei luoghi dove è passato Gesù (da Nazareth a Cafarnao, da Gerusalemme al monte delle Beatitudini, per citarne alcuni) ma anche con il Vangelo, di cui sono riportati alcuni passi essenziali. Tutto è dinamico, come qualunque viaggio autentico che non mette in scena un copione ma è disposto a cambiare rotta grazie anche alle persone incontrate lungo il percorso. Dietro alla telecamera c'è uno sguardo limpido, e limpidi sono anche gli occhi del camminatore. Il suo modo di porre domande è tale da consentire all'altro di esprimersi con autenticità. Penso che questo dovrebbe essere anche lo stile di un buon giornalista che non sia obbligato da leggi superiori a far dire all'altro una verità che non gli appartiene. E penso anche a quello che ho appena vissuto in questi 7000 chilometri in giro per l'Italia, in un'Italia che mi è sembrata totalmente diversa da quella che affolla i salotti televisivi e fa notizia nei Tg. 

Prendono la parola archeologi, preti, religiosi, uomini e donne palestinesi e israeliani, gente comune. Testimoniano che esiste una parte di umanità in dialogo con l'altra parte di umanità che molti vorrebbero vedere in conflitto per interessi personali. Dicono che c'è un'unica umanità, e forse anche un unico Dio che predica la stessa cosa in lingue e forme diverse: l'amore e la pace. Cosa avrebbe dovuto fare Gesù per essere creduto anche dagli ebrei? - domanda a un certo punto il camminatore ad un archeologo. Le pietre non consentono di vedere cosa c'è nel cuore degli uomini ma certo - dice lo studioso -, se si ascoltassero più gli archeologi dei politici oggi ci sarebbero meno guerre. L'archeologia, infatti, mette in luce le stratificazioni dei luoghi, la compresenza di più culture su una stessa terra che proprio per questo diventa assurdo chiamare 'mia o 'tua'. Incredibile: mi riconcilio anche con il mio passato da archeologa, e ripenso con nostalgia a quando citavo i lunghi viaggi delle anforette a staffa micenee per spiegare come sia impossibile porre confini al libero girovagare degli uomini.

Quando poi la telecamera entra nel Santo Sepolcro, sento nelle narici un profumo di nardo che mi riporta al 2003, ad un viaggio in Israele che sta alla base del mio essere a Roma. Credo sia improprio parlarne qui perché ci sono episodi della nostra vita che vanno protetti da uno speciale velo di pudore. Così non ne parlo, e ringrazio ancora Sergio Basso che ha curato con grande sensibilità e preparazione storica questo documentario così evocatore ed ispiratore per chi ha avuto la fortuna di vederlo. (Basso è giovane, milanese e quando parla ti rallegri per il buono stato di salute della lingua italiana, oltre che per l'intelligenza 'illuminata' da quella che la mia amica cantante chiama grazia, e io non posso che essere d'accordo).

Nessun commento: