lunedì 21 aprile 2008

Vietate innocenti evasioni

"Siediti qui accanto, anima mia,
ed abbandona la tua gelosia se puoi."
Son queste le 'Innocenti evasioni' che cantava Battisti più di 30 anni fa.
Tutti avremmo un forte desiderio di evadere, soprattutto in questo momento, ma lo sai, o Lucio, che c'è un posto dove ti vietano persino di evadere?
Il cartello recita 'Vietato uscire' e un improvviso senso di claustrofobia mi coglie.

Sei appena entrato e già ti dicono che è vietato uscire. Si intende: vietato uscire dal posto in cui sei entrato, ma anche con questa precisazione l'intimazione (esiste un sostantivo tratto dal verbo 'intimare'?) rimane comunque problematica e stringente nel senso che ti senti stringere un cappio al collo. Conosciamo infatti i 'Divieti di accesso' espressi a chiare lettere o con simboli adatti per la strada e sappiamo anche di dover lasciare ogni speranza 'o noi che entriamo' negli Inferi, come ci ha insegnato Dante.
Ma chi mai si era sognato di proibire l'uscita da un luogo che non sia una prigione? A meno che uno non dia per scontato che il luogo dove si trova quel cartello sia in realtà una prigione non dichiarata ma tale.

Sento che questo discorso mi porterebbe lontano ma c'è il divieto di uscire quindi non esco fuori tema e capisco sempre meglio il cartello. Si vede che è lì proprio per ricordare agli sbadati che nella vita è importante non perdere il filo del discorso, non abbandonarsi a deviazioni improvvide e rimanere sempre entro margini e limiti ben stabiliti. A pochi passi c'è un confine, che per quanto abbattuto è pur sempre vivo nella testa. Quello dovrebbe essere un limite sufficiente per limitare e fornire argini. Ma evidentemente non basta, così arrivano in soccorso le scritte, anche sul molo IV proteso verso il mare di una città vietata. (Effetti della prolungata permanenza nell'estremo Nord-Est)

2 commenti:

Dichtung ha detto...

w le deviazioni, w il clinamen (quel posto estremo ti fa male, ti fa).

utente anonimo ha detto...

Magari Trieste fosse stata una città vietata; Ben altro, ahimè, il 4 novembre 1918 ci ricorda che siamo stati in vasi dallo straniero.