lunedì 17 luglio 2023

Dovere di cronaca (seppure con un giorno di ritardo)

Tutto inizia con una visione: luci imbizzarrite tra le nuvole della sera. Saranno mica degli ufo di mezza estate? Tutto è possibile ormai dalle nostre parti: il clima cambia, la guerra impazza a pochi chilometri da casa, l'Intelligenza artificiale promette di soppiantare le nostre ormai flebili intelligenze umane. Sarà forse arrivato il tempo dei marziani che approdano sulla Terra?

Si sale in terrazza per avvistare meglio. Niente ufo, in lontananza echi di voci musicali e raggi di luci che si muovono da un punto imprecisato lì lontano...le prove generale dei Måneskin? Si va a dormire con questa supposizione nel cuore. Via Whatsapp il parroco della nostra chiesa di periferia conferma: sì, terribile. 

Bene, siamo tutti pronti, zitti e buoni. O meglio accaldati e nel vortice di Caronte che sta per traghettarci tutti all'altra riva, dove sconteremo i nostri vari e numerosi peccati. Ma prima lasciateci divertire. Lasciateci vedere la periferia che si apre all'arrivo di un'ondata internazionale di fans approdati da mezzo mondo qui, in quest'angolino di Nord-Est. Venticinquemila dentro lo stadio. Ma la festa si fa anche fuori.

Siamo fuori di testa, ma diversi da loro, canta Damiano. E noi restiamo fuori. Ma ci siamo. L'evento era stato annunciato da mesi, addirittura per loro si è aperta biblicamente, come Mosè nel mar Rosso, la Galleria di Piazza Foraggi chiusa da più di un anno. "Mi no me piasi perché i se spoia troppo", aveva minimizzato l'impiegato di un supermercato a pochi metri dallo stadio dove si sarebbe esibita la rock-band romana. "Non riesco a spiegarmi il perché di questo fenomeno, quali messaggi portano", chiedeva poi un caro amico non più giovanissimo. 

Ed eccolo il messaggio che arriva da solo: il vuoto si riempie, la periferia si anima, chioschi fuori dallo stadio, ragazzi accampati dal mattino sotto ombrellini colorati anti-sole, parcheggi stipati la sera. Quei luoghi del deserto che sono casa tua, dove sai che succederà molto poco e si troverà sempre posto, improvvisamente diventano i più richiesti e gettonati. Si accendono i riflettori sul nulla. E gioia sia! Le case che si affacciano sullo stadio sfolgorano di luci e persone assiepate sui balconi o alle finestre a godersi lo spettacolo.  

Questo è il messaggio, caro amico: che ragazzi e ragazzini si risvegliano dalle catacombe, escono di casa, non cliccano più soltanto video su Tik-tok ma partecipano, esistono, si fanno vedere. E si divertono, magari anche assieme ai loro genitori. E questo è un messaggio ed è una notizia. La musica è sempre energia allo stato puro, risveglia i morti, unisce generazioni, può entusiasmare anche quando la calura fa sudare ad ogni respiro. 

E bisogna andare a vedere. Proprio perché è tempo di stare assieme non solo virtualmente. Urge ritrovarsi vicini, vedere che ci siamo, che esistiamo anche in formato grande festa collettiva. Pure senza biglietto, che oggettivamente costa un po' troppo come mi conferma il vecchio compagno di scuola (trecento euro, avesse voluto portare tutta la famiglia).

Fuori non sono molti a ballare, si preferisce piuttosto fare video, riprendere, anche solo il triangolino di maxischermo messo a fuoco dalla strada retrostante. Ma come si fa a stare fermi quando la terra tuona? "Questa sarà una serata memorabile", dice Damiano all'inizio, poco dopo le 21. Memorabile è stato già uscire di casa e trovare parcheggio, coinvolgendo nella folle impresa l'anziana madre che mantiene uno spirito da ragazzina ma non si capacita di vedere la figlia agitarsi come una menade impazzita. Ma qui non occorre essere fan sfegatati per muoversi: i brani più famosi della band sono ormai diventati gingle, musiche pubblicitarie, patrimonio sonoro condiviso. Impossibile rimanere impassibili. 

Quindi Marlena torna a casa, e anche noi ci ritiriamo con quell'ebbrezza adrenalinica che solo i concerti sanno trasmettere. Ma i Måneskin sono sempre con noi. Stamattina al telefono con un call-center per cercare di risolvere una delle tante simpatiche grane associate all'acquisto di un nuovo cellulare: voce registrata e "Gossip", poi la signorina mi passa un altro operatore, e parte il ritornello di "I wanna be your slave". Musica e telefoni, musica e comunicazione, musica e questo magico mondo multimediale dal quale ci sentiamo sempre un po' blanditi e ingannati. Ma pur sempre musica, che muove il cor (sic!) e le altre stelle. Anche di una notte cocente di mezza estate. 


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Luci per la bella spiegazione che ci hai donato,vedendo positivo di questo ritrovarsi volto a volto fuori dal virtuale in tanti e di età diverse.Ci siamo immersi in questo fiume umano con Elena e siamo rimasti a guardare vedendo anche amici che ci andavano.Eppure abbiamo ospitato a cena tre giovani con amici adulti tre ragazze una russa,una salvadoregna e una brasiliana,grande serata mondializzazione.Ma la sera dopo apro la TV e sento una dietro l'altra tre canzoni di De André, di De Gregori,di Barttiato,mi è parso un pianeta tanto più affascinante,emozionante e consolante.

Anonimo ha detto...

Sono Silvano Magnelli

Lucia Cosmetico ha detto...

Grazie per il commento, Silvano!

Anonimo ha detto...

Un immediato trasferimento in una vuota e fresca biblioteca diocesana per il tuo medievale prelato di periferia e ..
Avanti così! Smontando pregiudizi, osservando le folle e risuscitando dal torpore e dell'isolamento

Lucia Cosmetico ha detto...

: )))))