mercoledì 25 gennaio 2006

Lina

Lina è curva su una stampella, nel volto un’aria trasandata ma signorile. Mi prende sottobraccio alla fermata dell’autobus perché - dice - ha bisogno di un sostegno. Poi mi chiede se ho un po’ di cioccolata e, siccome a me la richiesta provoca una certa ilarità, mi rimprovera subito, come fanno spesso gli anziani: signorina, lei ride troppo! Lina non sa che sto per incominciare un programma alla radio e sono molto agitata (il fatto che racconto risale a un paio di settimane fa: vedi sotto). Risultato: risata isterica di fronte a qualsiasi cosa che si discosti dalla normale routine quotidiana. Quanto alla cioccolata, fossi vicino a casa, salirei su e le porterei la calza della Befana piena di bomboncini dolci che mi hanno regalato i miei coinquilini. Ma siamo un po’ distanti, niente.

A me viene da ridere oltre che per la situazione complessiva (una vecchietta sconosciuta ti ferma, si appoggia al tuo braccio e ti chiede la cioccolata), anche perché un sacco di volte anch’io ho una gran voglia di questo meraviglioso genere di prima necessità, e mi piacerebbe suonare alla vicina di casa per chiederle se per caso non le avanza una barretta di Lint. Ma la buona consuetudine non lo consente. Dunque un po’ li invidio gli anziani, perché non hanno più remore, non seguono le regole del galateo, attaccano a parlare e vanno subito al sodo: dolori, parecchia rabbia accumulata, sofferenza, disgrazie, figli irriconoscenti, mariti morti, vedovanze subite. E’ una litania comune; chiunque abbia un nonno o una nonna lo sa. Mia nonna era una grande attrice. Ha iniziato a dire che sarebbe morta esattamente dieci anni prima di quando è morta veramente.

Comunque io mi lascio prendere sottobraccio, e non vado né avanti né indietro: signorina, ma cos’è non cammina? No, il fatto è che io sono come i muli. Sono lì per aspettare l’autobus, adesso non ho voglia di mettermi a fare due passi, anche perché ho camminato come un cavallo fino a quel momento, prima ho anche fatto la pattinatrice sul ghiaccio in zona Castel Sant'Angelo, rischiando di atterrare un buon numero di bambini. Ma la vecchia Lina alla sua cioccolata non rinuncia. Così, dopo aver raggranellato due euro facendo insieme l’elemosina (un euro lo dà una coppia di signori che subito si premurano di darle l’indirizzo della comunità di S.Egidio; ma prima di dare indirizzi, non è meglio fermarsi un po’ con questi anziani? Delegare sempre mi sembra troppo comodo), entriamo in un bar. Lì Lina la conoscono bene ma una cioccolata calda costa troppo: 3,50 euro. Ripiega su un cappuccino, racconta che ha il bagno intasato, che oggi solo ad allacciarsi le scarpe le veniva da vomitare, che la vita è troppo dura per lei, qual è il senso di tutto questo? Io non lo so, e non lo sa neanche il barista, che partecipa alla conversazione e su tutto ha una battuta pronta, beato lui (signò, che tipo era su’ marito? Un tipo triste, eh? Ma più foscoliano o leopardiano?). In pochi minuti siamo diventati tutti e tre un divertente salotto improvvisato al calduccio di un bar davanti al Campidoglio. Ciao Lina, grazie, alla fin fine è come se davvero me l’avessi offerta tu una cioccolata.

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