sabato 13 maggio 2006

Ci serve un dio.
Sottotitolo: ci siamo dimenticati il progresso spirituale


Quando un filosofo, uomo di ragione, dice che 'ci serve un dio', c'è da preoccuparsi.
Perché vuol dire che anche la ragione non riesce più a trovare soluzioni, non riesce più a comprendere, si rivela insufficiente a spiegare ciò che non è razionalmente comprensibile.

Capto il segnale da una breve intervista a Massimo Cacciari su 'La Repubblica' di oggi, collocata sotto al pezzo in cui si racconta delle polemiche suscitate dalla pubblicazione della foto del neonato 'estratto' dal corpo della ragazza incinta di nove mesi, uccisa dall'uomo con il quale aveva avuto una relazione. ''Assistiamo ad un imbarbarimento, a un dilagare della pornografia - dice Cacciari nell'intervista -, il messaggio mediatico e pubblicitario dominante è quello della donna oggetto dei piaceri altrui. Serve un mea culpa generale, della scuola, dei giornali, della televisione. Per non parlare del web'' ... ''C'è un'invadenza tremenda del web che spara merda a 260 gradi''. Dunque qual è la soluzione, chiede il giornalista? ''Speriamo che un dio venga a salvarci''.

Sottoscrivo, ricordando che la nostra Costituzione parla di diritto a svolgere lavori/attività che contribuiscano al ''progresso spirituale'' della società (art. 3:  ''Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società''). Qualcuno ha ancora a cuore questo progresso? O saprebbe spiegare  a cosa corrisponde? Esistono lavori retribuiti che contribuiscano al progresso spirituale della nostra società?

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