giovedì 27 luglio 2006

L'incon-sciò e il cellulare


L'inconscio ha colpito ancora. A me il cellulare spesso mi infastidisce, mi provoca il prurito, la varicella, il morbillo, e persino gli orecchioni. Ogni tanto gli dico: cellulare, perditi perché così io non ti trovo e sto più tranquilla. Non che squilli all'impazzata il mio cellulare. Anzi. Il problema è ribaltato, come tanti problemi: tu lo guardi con l'occhio speranzoso di ricevere QUELL'sms, e QUELL'sms non arriva mai. Tu guardi, guardi, ti togli anche gli occhiali perché l'altro giorno un'amica diceva che i miopi sono quelli che non vogliono vedere, e io posso anche essere d'accordo perché molte cose non le voglio vedere; dunque tolgo gli occhiali per fare quella che vuole vedere ma niente. Dell'sms tanto desiderato e atteso e voluto e sperato non c'è la minima traccia. E allora io ti perdo, cellulare. Ti perdo e ti dimentico. Anzi, ti sotterro sotto i cuscini di un divano, come il cuscino che la notte mi sotterra la testa perché non solo non voglio vedere ma non voglio sentire. Voglio sotterrare il sudore, il caldo, i nervi che saltano perché tra qualche giorno ho 36 anni e il giorno del mio compleanno sarò qui a traslocare e a smadonnare, e ad aspettare QUELL'sms che se stavolta non arriva, i nervi mi salteranno con piroette triple e carpiate. Devo mettere un materasso salva-nervi-carpiati fuori dalla finestra. Parentesi: come si sta bene un giorno senza cellulare. Che tu sai di essere irraggiungibile e il tuo dito sa di non poter raggiungere nessuno. E per un giorno sei monco di dito. Bello, da provare.

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