mercoledì 5 luglio 2006

Scapoli 1. L’approdo


 


Arrivo a Scapoli (prov. Isernia, Molise, II paese scelto per 'Souvenir d'Italie', radio2) alle 19 di giovedì 29 giugno. E la prima cosa che penso è: oddìo dove diavolo sono finita? Solo uomini fuori dal micro-bar all’inizio del paese, sensazione di forte intrusione, occhi puntati. E il paese? Mi sembra quasi disabitato, o comunque morto, addormentato. Come spiegarlo con le parole? Una stradina che collega i due bar di riferimento, lunga al massimo 200 metri. E poi quello che in dialetto sarebbe ‘n-goppa’, cioè la parte alta del paese. E io vado a stabilirmi proprio ‘n-goppa’ (“Ma chesta chi cazz’è? E checceva a fa ‘n’goppa a chest’ora”: commento di uno dei paesani, fonte postuma: Franco). Prima però vado a trovare il sindaco al comune, perché con lui ho preso i contatti: Vito Izzi (cognome tra i più diffusi a Scapoli), l’imperturbabilità dei meridionali veraci, occhi azzurro intenso su una faccia di signore per bene. Quasi non riesco a collegarlo alla persona che al telefono mi ha detto: “Ma perché venite proprio a S(h)capoli? Noi non abbiamo bisogno di pubblicità... arrivano già tante persone per il festival internazionale della zampogna...lei mi mette in difficoltà...” Poi però la gente del sud si ingegna, e la sistemazione il sindaco di Scapoli me la trova. Grazie alla gentile collaborazione di Antonietta, grande regina di ravioli e salsa di zucchine.

Io speravo in una stanza all’interno di una casa abitata, perché è un po’ di tempo che non mi va tanto di stare sola. Invece dopo la suite imperiale per ricchi inglesi new age di Casperia, arriva la casetta modello dacia russa di campagna, con variante italica di contesto sgarrupato e un silenzio di quelli che all’inizio mettono davvero a durissima prova. Shhhh, silenzio. Mi sono sempre considerata una grande amante del silenzio, vanto con orgoglio permanenze in monasteri ed eremi. Ma ci sono eremi e monasteri che sono diventati piazze rumorose in confronto. Quel silenzio lì, quello di Scapoli, non l’avevo proprio mai sentito. E quasi mi invade la paura. Sola, senza conoscere nessuno, in un paese dal quale mi sento scrutata, all’interno di una dacia molisana su due piani: una specie di monoblocco con cucinotto al piano terra e camera da letto al piano superiore, raggiungibile attraverso scala. Bagno rigorosamente esterno. Sotto una finestrella si apre su un paesaggio da eremiti: verde, colli, montagna. Sopra un balconcino con fiori si apre su una stradina del paese. E su un maledettissimo lampione notturno, che la notte acceca il sonno dell’inviata spossata.


 


Quella sera vado a mangiare alla taverna ‘Terra nostra’. E’ vicina, mi dicono al bar. Io mi fido e parto. Ma parto dove, che il paese si sviluppa su 16 km quadrati? Torno indietro e faccio a ritroso il percorso del pullman: tornante dopo tornante, perché Scapoli si trova a 611 metri s.l.d.m. E tornante dopo tornante mi sale un certo qual timore di aver sbagliato, perché della taverna non si vede traccia. Solo un cimitero (ecco), qualche casa sulla strada, strepiti di litigio stile 'famiglia Fetuso' (e vai che ci scappa lo scoop) e un ragazzo al quale chiedo indicazioni. Così strappo il primo passaggio in macchina, perché di camminare lungo i tornanti mi sono stancata. Il ritorno, però, tutto rigorosamente a piedi. Buio pesto, ma non c’è pericolo, mi hanno rassicurata. Certo, meglio evitare vicoli secondari perché... (aiuto, perché?)... perché potrebbero esserci dei cinghiali. Ah, va bè, se è per i cinghiali, chiaro, faccio attenzione, mi mantengo sul cemento e sto tranquilla, non lascio la strada vecchia per la nuova neanche se il cinghiale è di quelli simpatici simpatici. Nel buio, la scoperta che da sola dà senso al mio essere lì: vedo le LUCCIOLE. Dentro mi si scioglie un pezzetto di paradiso, metto da parte i cinghiali, e anche il cemento, e mi lascio trasportare da queste lucette intermittenti che mi fanno compagnia lungo il percorso (e non sono cellulari).

to be continued... 

5 commenti:

bigsoul ha detto...

ma senti una cosa... non è il caso di questo tuo post, ma di precedenti sì (vedi gambaletto al microfono). mi spieghi come diavolo riesci a ad andare a capo SENZA l'interlinea della riga bianca, così fastidiosa ed inutile? c'è qualche trucco?
attendonsi suggerimenti e consigli :)

lucicosmo ha detto...

Mi sa che non ho capito la domanda... can you explain megli'?

bigsoul ha detto...

ai'll do iu a disegnin... :) iven if i think that iu du that thing involontarry...
leggiti il tuo post sul gambaletto al microfono. ci sono delle frasi che terminano con il punto e poi vanno a capo.
così, in questa maniera (il punto dopo "capo" della riga sopra e il "così" a capo della successiva, cosa che si ottiene semplicemente premendo invio)
proprio come adesso.
quando io scrivo sul blog, ogni volta che premo invio non mi va a capo come qua sopra, dopo il punto a capo [mi sa che è sempre più incomprensibile], ma con UN solo clik su invio mi va a capo saltando direttamente una riga.

così.

vedi lo spazio bianco qua sopra? ecco. mi son spiegata ora? :)

lucicosmo ha detto...

Conversazione mostruosa ma credo di aver capito. Trucchetto: tenere premuto con invio anche tastino a sinistra in basso (che nel mio caso ha freccina rivolta verso l'alto). Dio, liberaci dalla tecnologia!

bigsoul ha detto...

fantastico. GRAZIE!
:D