mercoledì 27 settembre 2006

Beneficenza da cassonetto

Eri troppo bello perché ti lasciassi andare così.
Ti ho guardato, rimirato da ogni lato. Sotto, sopra, di fianco, in lungo e in largo.
Non ti ho provato perché ho detto: via, fidati degli occhi che in genere al primo sguardo non sbagliano.
Poi è arrivata lei: "Io sonnomade eqqquesti so' i miei figli, ne ho 5, avimm'a fa economia, chiamappapà, uè uè". Noblesse oblige, via, te lo lascio.

Poi, però, nel pomeriggio tu sei ancora lì, appoggiato allo stesso cassonetto. La nomade non ti ha asportato. E allora ti prendiamo noi, che siamo comunque molto nomadi e (parentesi) non abbiamo neanche la macchina che invece aveva lei, la nomade coi 5 figli "avimm'a fa economia, chiamappapà uè uè".
L'impresa è titanica. Sono necessarie forze supplementari: quelle della coinquilina e quelle del portierino giovane giovane e di tante belle speranze. Un pomeriggio da facchini: 1,2,3 via! 1,2,3 via! 1,2,3 via! E a un via tu cadi di peso sul portierino, a un altro via ti accasci sul mio alluce, a un altro ti infrangi a terra, esausto.

Alla fine, comunque, eccoti ben sistemato sul terrazzone del condominio. E dillo prima che volevi avere anche la vista panoramica, no? Solo una notte a guardare le stelle e poi oggi a mezzogiorno da me, nella mia stanza, con l'impareggiabile partecipazione di due operai che ti hanno preso di peso, in cambio di tre bicchieri d'acqua con latte di mandorle e un grappolo d'uva. Ora sei mio ospite, un po' ingombrante per la verità ma in fondo era proprio di un divano letto che avevo bisogno. Ti ho distolto dall'anonimato dei rifiuti abbandonati, ti sto dando una nuova identità, e tu cosa fai in cambio? (non risponde, mi sa che devo ancora addomesticarlo; altra domanda: ma non è che faccio parte della categoria 'nuovi poveri' e ancora non me ne sono accorta? ancora non risponde, acc...)

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