lunedì 23 ottobre 2006

Fetori

"E questa è la cosiddetta rosa fetida", dice la guida. "Fetida - specifica con competenza - perché puzza... sì, venite qui, più vicino". E i visitatori del Roseto comunale di Roma fanno quadrato, anzi cerchio attorno alla rosa fetida che, data la premessa verbale, viene già guardata con sospetto. Il solito potere delle parole che, come dice Bernard-Henry Lévy (art. Corriere della Sera, 17/10/06), "non sono mai innocenti".

Io mi godo la scena da una postazione privilegiata: seduta su una panchina lignea sotto al romantico pergolato nel punto più alto del roseto, le gambe accucciate e i piedi fuori dalle scarpe, liberi, gioiosi, felici di rilasciare i loro giustificabili umori, tanto la rosa fetida è sotto, e se qualcuno odorerà qualcosa di strano, penserà che la responsabile è lei, mica io. Che pace nel roseto, che panorama, che silenzio.

A casa, in serata, mi attende una tisana. L'ho comprata nel 'negozio benedettino' (contrasto di termini ma va bene, lasciamo correre) sull'Aventino. Promette di essere una 'tisana 022 rilassante per adulti' a base di camomilla, basilico, arancio f., biancospino, tiglio, melissa, papavero, ma anche lei, santo cielo, al contatto con il naso è davvero fetida. Deve essere quella f. dell'arancio non specificata: arancio f.(etidus).
Perché il mondo non ha il coraggio dei propri odori?

1 commento:

F4Bi4No ha detto...

Forse perché gli odori, come le parole, non sono mai innocenti?