venerdì 1 dicembre 2006

Yo-go-o-no

Il vero problema dei corsi di yoga sono, come sanno tutti i frequentatori di questa snodata disciplina orientale, le flatulenze che sfuggono fugaci nel bel mezzo del rilassamento. Dopo l'occidente (la posizione ripiegata sulle gambe) ed una serie di asana che ti fanno prendere contatto con le parti più remote del tuo corpo, ci si stende e si ascolta la voce del maestro.
Il maestro, appunto. 
Qui sta la peculiarità del corso di yoga alla romana.
Perché il maestro, adorabile creatura dai muscoli tesi come violini (un maestro di yoga perfetto insomma), è così intimamente romano che tutto quello che dice sembra continuamente il set di un film di Verdone. E ammè me viè sempre da ride. 
"Er caos checcciavete dentro è solo apparente". (ah sì? Confortante). "Penzate de stare dentro 'na nuvola d'oro." E io penzo, ma dentro rido, e ogni tanto scoppio proprio a ridere, e deconcentro gli altri chesseriposano dentro la nuvola d'oro. Fatto sta che dopo quest'ora di yoga mi sento davvero bene. E forse è sempre questione di risate benefiche. Anche interiori evidentemente hanno il loro effetto. Adesso provo. Se vado di là e di fronte alla coinquilina mi mantengo in versione sorriso zen, vuol dire che davvero funziona. Yo-go-o-no.

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