giovedì 11 gennaio 2007

Banality killed the brain

"Banale litigiosità condominiale". Questo il movente dei vicini di casa che hanno confessato di aver compiuto il plurimo omicidio ad Erba.
Sgomento? Orrore? Incredulità? Neanche a parlarne. Subito valanga di parole televisive pronunciate con sguardo fisso alla telecamera, senza trasmettere niente, pronti a voltare pagina per parlare di un altro argomento caldo del giorno: i Pacs, i matrimoni gay, i diritti per gli omosessuali ecc. L'ospite psicanalista del salotto televisivo, però, avverte: le parole plasmano il nostro mondo interiore. Appunto: quand'è che faremo un po' di silenzio? Quand'è che lo proclameremo questo sciopero delle parole? Via che ormai le tattiche le conosciamo bene: venerdì si crea più caos, ma anche giovedì non va poi così male. Se poi vogliamo seguire i giornalisti, potremmo anche proclamare lo sciopero parolaio per 3 giorni di seguito, con grave profitto per un'improvvisa afasìa nazionale. Tutti i politici incapaci di rilasciare un'intervista, i mezzibusti televisivi muti, gli insegnanti afflitti da angina pectoris fulminante, gli studenti con il silenziatore e, miracolo dei miracoli, i muti improvvisamente facondi, facondissimi, pieni di parole. Sai che belle parole possono pronunciare i muti, dopo secoli e secoli di sotterramento silenzioso. Io le aspetto le parole dei muti perché dopo aver osservato la realtà senza poter esprimere commenti, ne avranno di cose interessanti da dire. Ultima nota (prima dello sciopero nazionale): ho letto alcuni brani de 'La banalità del male' di Hannah Arendt, e mi sa che la storia continua a ripetersi. Chi commette crimini orrendi spesso è una persona qualunque non un mostro, come molti pensano. Il problema è che ci stiamo abituando ad una serie di mostruosità, giustificandole poi come reazione ad una "banale litigiosità condominiale".

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