martedì 23 gennaio 2007

ET. Emergency Teacher

L'insegnante è in fibrillazione. Chiamami qualcuno che se no scoppio!
Io in realtà sono dotata solo di due dizionari (uno di italiano classico e l'altro etimologico), più librino sulla memoria consegnatomi dal collega impegnato di sinistra. Potremmo usarli come armi, ma non mi pare il caso.
Entra tu che io vado a cercare qualcuno! E sparisce nel corridoio.
Nei panni dell'insegnante di emergenza mi sento a mio agio.
Entro, li guardo, mi informo sui libri presi in prestito in biblioteca più di un mese fa: qualcuno li ha letti altri no, giusto du'paggine ma sta là, sulla scrivania, apprendearia.

Vorrei dire qualcosa sul 'giorno della memoria', perché l'insegnante e la scuola devono dire qualcosa sul tema, altrimenti non sei un vero insegnante e una vera scuola che forma, educa, trasmette, incivilisce los barbaros invasores. Decido di partire dalla parola 'ricordare', che mi pare abbia una bellissima radice etimologica. Prima, però, parto ancora più da lontano: dalle loro ferite, cadute e cicatrici che rimangono nel corpo e sono il ricordo di qualche evento negativo. E poi cos'è l'etimologia? Esistono radici di nomi e cognomi?

Entra il gruppetto sovversivo e colpisce i due dizionari in equilibrio precario sulla cattedra. Benvenuti! Visto l'interesse nei confronti dei tomi, propongo al dizionaricida (nuova figura di uccisore di dizionari) di trovare la parola 'ricordare'. Tra uno sputo di cartacce e l'altro, il ragazzo arriva al verbo 'ricordare' e sta per mettersi a leggere quando il compagno (altro dizionaricida del gruppo) glielo richiude. Benissimo. Andiamo avanti. Nel frattempo rientra l'insegnante fibrillata, e si mette a seguire anche lei la storia della memoria; oggi tra l'altro è il suo compleanno e di memoria ne ha accumulata per 47 anni di cui 18 a fare l'insegnante (da dire con tono orgoglioso ma anche un po' mesto).

Seguono complimenti della classe per come si mantiene bene e arriviamo al cuore del ricordo in un caos crescente (ricordare = tenere nel cuore, ringrazio sentitamente Carla per l'intuizione dell'anno scorso). A quel punto, sulla domanda: è meglio ricordare o perdonare, sento che ho del tutto perso le redini della classe e faccio cambio con l'insegnante compleannata. Mi siedo vicino al gruppetto sovversivo: professorè io ce vorrei fa'l'amore con la professoressa (quella del compleanno), e pure con quella di inglese, tutte e 2 assieme. Ecco se le vuoi così bene ascoltala un po' di più. Dio, in quei momenti ti vengono sempre in mente commenti di raro paternalismo. Un altro, invece, cerca di spiegarmi che il suo compagno è arrivato l'ora dopo in quanto impegnato a spacciare/trovare cocaina. Anche la prof del compleanno è convinta "che siano tutti fatti", e a guardare certi occhi - tra il rincoglionito e l'apatico - non sembra sia molto lontana dal vero.

Quando la classe diventa 'ingestibile', la prof agognata dai sovversivi si sfoga con me: "Ti rendi conto, mio marito scenografo televisivo e io qui, con questi, eppure ho insegnato quasi per 20 anni anche se questa cattedra non la dovevo accettare, io avevo il punteggio per storia dell'arte, fu mia madre a insistere (dietro ad un insegnante di lettere c'è sempre una madre o un padre che hanno insistito in nome della sicurezza del lavoro statale), ma se tornassi indietro non lo rifarei mai più, i professionali sono terribili, questo poi, ma questa non è una scuola, è un riformatorio (frase tra le più gettonate), ma io non sto qui a fare l'assistente sociale, o ci sono le condizioni minime di decenza o io me ne vado, scherziamo, se penso ai licei dove i ragazzi fanno a gara a chi fa più domande, mancano ancora 10 minuti, cosa facciamo, via, tu prova a ripetere la lezione di storia greca, la polis, che lezione abbiamo fatto in prima ora, eh, dite la verità ragazzi, poi è arrivato il solito gruppetto e niente, non siamo più riusciti a fare niente".

Qualcuno in aula insegnanti dice che ci scriverò un libro su quest'anno di scuola, e cerca già di premunirsi perché io non faccia citazioni precise di nomi e cognomi.
A me, per ora, mi basta il blog.

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

Non per toglierti ogni stimolo residuo a proseguire nella lotta (lotta dura senza paura?), ma come tu faccia a resistere non lo so proprio.
Il mio preferito è l'etimo di desiderare.

Tschüss

Dichtung

lucicosmo ha detto...

Quando ci sono le stelle tutto è molto più bello. Pensavo in realtà che de-siderare fosse distogliere lo sguardo dalle stelle, invece è puntarle intensamente. Bello assaie.