martedì 27 marzo 2007

Filosofia eritrea

Guardo il tramonto rosato dalla finestra della scuola,
barricata come la finestra di un carcere o di un monastero,
quando entri tu, studente eritreo.
Tu che la prima volta mi hai detto 'I'm existing but not living'
(sto esistendo ma non vivendo),
e mi capisci al volo.
"Guardi la natura, teacher, la natura è bellissima, perfetta,
è creata da Dio, poi arriva quella stupid mankind
e rovina tutto".
Mi sembra di vivere sospesa,
non credo alle mie orecchie, non credo che esista poesia allo stato puro
tra gli studenti ma tu sei diverso,
imprendibile,
alieno,
marziano come il riferimento a Shakespeare mentre parliamo della Rivoluzione industriale in Inghilterra,
sotto gli occhi interrogativi del principe iraniano.
Nei tuoi occhi c'è una storia sconosciuta
e incomprensibile,
mi colmi di gioia con la tua stranieritudine,
e alla fine quasi ti inviterei a cena perché dici
che il turno Caritas è già finito ma "I have money"
e quindi qualcosa da mangiare la troverai,
e mi confessi che tra un po' ti crescerà la barba lunga come quella dei filosofi
perché per resistere in certe condizioni bisogna essere solo dei filosofi,
o dei santi.

1 commento:

utente anonimo ha detto...

"Poesia allo stato puro tra gli studenti".
Grazie, cosmeticomiche.

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