Nostoi*
E' l'odore che mi entra nelle narici per primo
quando scendo dal treno.
Ho respirato aria del Nord-Est per 4 giorni:
salmastra ed arsa
e anche calma ma tesa,
giacchine di camoscio per uomini e gilet trapuntati per donne,
e prima per altri 4 giorni aria del centro Italia montagnoso:
aria di pecore
pastori fringuelli gesuiti prime donne e
rane morte ai bordi della strada.
Ogni aria un umore
e non è detto che la più pura sia la più serena.
Così, per quei paradossi frequenti e in fondo divertenti
dell'esistenza,
- ah, che mistero
l'esistenza, Dio che mistero -
quella che il naso ama sempre di più è
la miscela McDonald's-inquinamento-treni-gentevaria
che permea la Stazione Termini di Roma.
Mi ricorda l'aria di Austin-Texas,
11 anni fa. Aria di libertà,
di lontananza vitale,
di nuovo mondo,
di 7 kg in più e altrettanti chili di spensieratezza,
mentre dentro
il cuore non ci capisce mai granché,
sta lì in silenzio,
quasi in apnea,
e aspetta che tutto si rimetta di nuovo a posto.
*ti chiedo umilmente perdono, Omero.
venerdì 13 aprile 2007
alle
00:21
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4 commenti:
Bentornata dall'Heimkehr*
*chiedo scusa a Kafka.
Danke-ecc., ti ho appena scritto mail!
Welcome back! la marchigiana quasi-disoccupata
Come quasi? O del tutto o niente! Mai più mezze misure.
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