martedì 23 ottobre 2007

Parole pubbliche

Le migliori parole di saggezza le capto ormai da alcuni anni sull'autobus.
Oggi ero persino dispiaciuta di scendere alla mia fermata,
avrei preferito rimanere a bordo per sentirlo tutto il discorso:
"Tutti che parlano di posti di lavoro...
ma nessuno che abbia un vero attaccamento al posto di lavoro..."

Pause giuste da conversazione al cellulare,
tono di voce stentoreo ma perfettamente adeguato ai tempi,
che prevedono l'obbligo di rendere partecipi gli altri della propria vita privata,
almeno sui mezzi di trasporto pubblici.
Ora che ci penso, non possiamo davvero lamentarci di quest'usanza,
che spesso ci snerva facendoci desiderare la liposuzione rapida dei conversatori telefonici urlanti, magari tramite bocchettoni dell'aria condizionata.
Sul mezzo pubblico, proprio perché esso è tale, 
dobbiamo avere il coraggio della dichiarazione corale, chiara e aperta,
in una parola 'pubblica',
e, se gli altri fanno finta di non sentire,
occorre alzare la propria voce fino
a strillare. Ecco spiegato ad un eventuale marziano ciò che gli risulterebbe altrimenti incomprensibile. La lingua italiana ci salva anche dall'incomprensibile.

"Sempre a parlare del posto...
del posto di lavoro...
ma poi non c'è più serietà sul lavoro...
io ho lavorato a scuola...
anche con gli handicappati..."

La signora - mezza età e sandalo a piedi nudi - non parla al cellulare.
La signora parla da sola,
o meglio cerca di parlare ad un'altra signora seduta davanti a lei
che mantiene un'aria svagata, distratta e disattenta,
attenta solo a non dare troppa corda alla coetanea, 
che è evidentemente un po' matta.

Quanta 'mattìa' (copyright Simone Cristicchi)
c'è in giro, che ormai mi convince molto più
di tanta intelligenza depositata nei libri
o distillata in uffici senz'aria. 
Ho paura di questa 'mattìa' perché 
mi pare faccia rima con solitudine, e la solitudine non è una bella bestia.
Ma forse è solo questione di addomesticarci(vi)si.

Nota a margine della signora: la deriva morale nella quale stanno crescendo le nuove generazioni
genera mostri non solo tra gli adulti del domani
ma anche tra quelli che stanno più a contatto con le generazioni di cui sopra:
gli insegnanti. 
Ovvero: quanti insegnanti ritroveremo nei prossimi anni
a bordo di mezzi pubblici, mentre espongono pubblicamente le loro teorie illuminate
a piedi nudi,
nel bel mezzo di un anticipo di
gelido inverno?

Nessun commento: