giovedì 15 novembre 2007

Vai avanti tu

L'autobus è un microcosmo di vita sociale all'italiana. Per questo ho scelto la dipendenza da mezzo pubblico al posto dell'indipendenza all'interno di un abitacolo automobilistico.
Ieri questa dipendenza ha prodotto una notevole scena di vita sociale all'italiana.
Una pièce di teatro, con personaggi ed interpreti liberamente scelti a caso tra i passeggeri del 280 tanto tutti si sono uniformati ad uno stesso ruolo, e una protagonista definita: una ragazza o forse donna chiaramente
disagiata per non dire drogata per non dire malmessa perché mancano gli aggettivi per definire questi scarti dell'umanità che ogni tanto fanno capolino nella mia vita sì precaria ma con un tetto in testa e in linea di massima due pasti caldi al giorno. 

La donna - la chiameremo così - è in piedi, stringe il viso in una smorfia di dolore e inizia ad accasciarsi. Non cade, rimane piegata a lungo mentre i passeggeri iniziano ad incuriosirsi. Il primo intervento è della signora seduta vicino: "Si vuole sedere? Guardi che vicino c'è un ospedale..." La donna lentamente si rialza e biascica a bassa voce: "Non ho bisogno di un ospedale...è tre giorni che non mangio e dormo in una macchina...". L'attenzione del pubblico viaggiante si accende, seppure in modo assai flebile, sulla protagonista della scena. Si attiva un talk show di pronto soccorso molto pronto molto poco soccorso: guardi lì c'è la Caritas, ah ma lei l'ho già vista fuori dalla chiesa si S.Pio qualcosa, guardi che al Celio ci sono le sorelle di madre Teresa, in fondo alla via c'è il centro Astalli dei gesuiti...(voci varie). Prende la parola anche un uomo di colore (egiziano), che assicura la pronta assistenza di tutti gli ospedali della capitale anche a chi è straniero e senza residenza. Poi mormora, con grande approvazione della signora sua vicina di posto: "Basta che non cade qui in autobus se no arrivo tardi al lavoro". La signora apprezza e sorride compiaciuta: "Il signore ha davvero senso dell'umorismo..." La mia vicina chiosa: "Ah, se sono bravi (gli stranieri, si intende), sono davvero bravissimi. Pensi che in campagna viene un indiano che è bravissimo a mungere le vacche...bra-vis-si-mo". Segue nuovo discorso sulle violenze degli ultras a ponte Milvio e amica che quella sera quasi non riusciva a tornare a casa per il disastro che si era crato nella zona.

Non so più cosa guardare, cosa ascoltare, cosa fare. Il primo istinto era stato quello giusto, direi: prendere sottobraccio la donna e portarla a mangiare qualcosa. Poi sono arrivate la paura, la codardìa, il ma chi me lo fa fare a me in prima persona guarda quanti siamo qua dentro possibile che non ci sia qualcuno avvezzo a fare il volontario da qualche parte che prenda l'iniziativa e faccia il volontario adesso e non dalle 17 alle 18 poi si chiude il capitolo beneficenza all'umanità? Insomma perché proprio io? 'Avevo fame e mi avete saziato'. Le parole evangeliche arrivano chiare ma il sedere non mi si stacca dal posto che occupo, fuori piove a dirotto, l'ombrello è fradicio, e poi questa chissà chi è, la faccia sembra quella di una drogata, non ha semplicemente fame, forse vuole soldi per procurarsi una dose...Il pensiero viene espresso ad alta voce dall'egiziano con senso dell'umorismo: "Questa sniffa di sicuro". Di lì a poco la donna inizia a chiedere soldi, ci si guarda come a dire ecco, te l'avevo detto, vedi che sempre lì vogliono arrivare.

Scendo alla mia fermata sottosopra. Penso che dovesse succedere a me di sentirmi male in un autobus, verrei invasa dalle parole ma da nessun gesto concreto. Penso che siamo diventati un paese parolaio e perditempo che non agisce in prima persona ma delega di continuo. Penso che siamo tanto bravi ad appendere sui bus la pubblicità del 'difensore civico' superman in tutti i casi della vita (strade dissestate? c'è chi non ti dà mai buca - es.di uno slogan) ma noi sappiamo cosa vuol dire 'senso civico'? Penso in sostanza che ci sia molto da fare per riemergere da un profondo letargo da coscienze addormentate, brave ad ascoltare prediche dai pulpiti ma per favore, vada avanti lei che a me non viene neanche da ridere.

1 commento:

beppeperditempo ha detto...

cara lucia,
il dramma è che hai descritto perfettamente la società in cui viviamo.
à bientôt.
beppe