lunedì 17 dicembre 2007

Albero dei desideri

Dopo avere letto l’ennesimo piagnisteo sul Natale consumista firmato dal direttore di una rivista patinata, cui si è aggiunto l’invito del parroco a fare il presepe e ad evitare l’eccesso di spese (vedi sotto), mi sono detta: ebbasta lagnanze post-industriali con lacrime di coccodrillo, valorizziamoci per quello che sappiamo dare in quanto uomini e donne del nostro tempo secolarizzato e benestante.
A Roma, per esempio, un enorme albero di Natale all’interno della stazione Termini raccoglie biglietti di desideri e preghiere a Babbonatale come un muro del pianto formato maxi-abete: gettonatissimo l’amore, seguito dai soldi ma soprattutto dalla fantasia dei bigliettai magici. C’è chi invoca ‘la diarrea cronica ai nostri marescialli così non ci scassano più’, chi chiede di ‘fare fuori tutti gli uomini bastardi del pianeta’ e chi esibisce una lista dettagliata di 23 punti dove al 20esimo figura anche un impietoso consiglio estetico: ‘càmbiate l’abito, ormai il rosso non è di moda, sei out’.

Per leggere i desiderata dei bigliettai viaggiatori, quasi quasi perdo il treno.
Ancora pace, serenità, un salutista ‘che zio guarisce in fretta’ ed un concretissimo ‘fa ristrutturare la metro Baldo degli Ubaldi altrimenti io e Ale do annamo a fa sega quando ce interroga diritto?’. Non mancano le proposte di matrimonio tra i rami (‘Pia Venduto, mi vuoi sposare?) e l’offerta di stanze in affitto zona Balduina 500 euro.
Quanto mi piace l’Italia che si appende all’albero dei desideri della stazione Termini. Prendo il treno più contenta, ma il treno dei desideri, dei miei pensieri all’incontrario va. Ritardi permettendo.
Buona settimana prenatalizia!

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