mercoledì 9 luglio 2008

L'ennesima mistificazione

C'è almeno un buon motivo per scendere in piazza oggi: essere testimoni in prima persona di quello che il giorno dopo i giornali non racconteranno. Ieri in piazza Navona c'ero anch'io, e posso assicurarvi che ne è valsa la pena. Non sono volati soltanto insulti, come oggi scrivono in molti, e non è stata solo la dimostrazione che la sinistra è perennemente divisa. "Una bugia detta tante volte diventa verità", ha detto Alex Santino Spinelli, penultimo ad intervenire sul palco in rappresentanza del popolo romanì, oggi al centro di una nuova ondata xenof0ba che evoca - come hanno ricordato tra gli altri Rita Borsellino e Moni Ovadia - le leggi razziali.
Dalle 18 a poco dopo le 21, cioè per più tre ore, molti di noi sono stati in piedi per ascoltare tutte le possibili declinazioni (dall'arroventato monologo anti-Carfagna e anti-Ratzinger della Guzzanti all'eloquio pacato di Lidia Ravera, da Beppe Grillo in collegamento telefonico ad Andrea Camilleri in splendida veste poetica, da Pancho Pardi a Paolo Flores d'Arcais, organizzatori della manifestazione insieme a un Furio Colombo visibilmente furioso dopo le bordate di Grillo contro il presidente Napolitano) di un unico tema: la democrazia italiana è in serio pericolo. E basterebbe forse un unico dato a dimostrarlo. Lo ha fornito Marco Travaglio, il più applaudito ed acclamato dalla piazza: in un solo mese sono state varate 5 leggi incostituzionali. Un vero record di fronte al quale però nessuno sembra opporre una reale resistenza, a tal punto che Travaglio alla fine del suo intervento ha affidato a tutti i presenti una speciale missione: "Aiutiamolo a sparire, perché da solo non ce la fa".

Ce ne andiamo con Zucchero di sottofondo: "Dici che sono un perdente ormai, woman". E non è la 'Canzone popolare' di Fossati, non è 'Mi fido di te' di Jovanotti, c'è molta più malinconia anche solo rispetto a qualche mese fa. Siamo forse tutti molto stanchi e, in fondo, facciamo fatica a credere che davvero qualcosa possa cambiare in un Paese dove nessuno avrebbe mai pensato di 'resuscitare il caimano' facendoci diventare di nuovo lo zimbello di tutta Europa. Un napoletano grida: "Facimm'a'fin'dell'Argentina!" E io alla fine l'Argentina me la trovo vicina, formato insegnante conosciuta l'anno scorso nell'istituto professionale teatro di guerre quotidiane fuori e dentro le classi. E' lì con le due giovanissime figlie che hanno seguito tutta la manifestazione. Andiamo a mangiarci un panino da McDonald's, perché il bello della piazza è anche questo: non sei solo nella tua stanzetta a guardare il cielo ma respiri con gli altri, anche a costo di sentirne gli odori stagionati alla fine di una calda giornata di luglio. L'argentina non ha dubbi: "Me preoccupa el potere autoritario, la dittatura. Ma una cosa tremenda come le impronte digitali ai bambini rom, questo non esiste neanche da noi". Don't cry for me Argentina. Anzi, cry for us, Argentina.

Postilla poetica di Andrea Camilleri:
"Ha più scheletri nell'armadio lui che la cripta dei Cappuccini"
"Sei così ipocrita che quando l'ipocrisia ti avrà ucciso, sarai all'Inferno ma ti dirai in Paradiso"

3 commenti:

utente anonimo ha detto...

Tutto vero, ma non si parla di mammolette di primo pelo, nel mondo della comunicazione italiano funziona cosi, purtroppo. Gli organizzatori lo sapevano benissimo, e nonostante le prese di distanza successive, su questa esposizione mediatica contavano.

massimo

utente anonimo ha detto...

c'ero anch'io a piazza navona! ma com'è che nn ti fai più sentire?! :( e pensare che quella sera avrei voluto chiamarti...
Vanessa

lucicosmo ha detto...

Ho la testa tra le carpe a presto!