domenica 21 settembre 2008

Alternanze

Quando uno dice le alternanze dei pensieri. Dei pensieri e delle parole ascoltate, spiate, memorizzate e registrate. Ieri in libreria alla cassa madre e figlio con caterva di libri di scuola appena acquistati: madre molto stressata, molto isterica, molto "Ti prego no! Tu e la geografia siete su due pianeti diversi! No! Non ti sopporto! Tanto poi le ricerche sugli animali le faccio io! Stai fermo!", e tu dici no che non c'è speranza, se questi sono i genitori e quelli sono i figli, la speranza che normalmente è l'ultima a morire deve aver certamente optato per il suicidio. Il figlio sembra quasi più innocuo della madre ma poi vai a sapere, magari dietro a quell'occhio azzurro sgranato sul mondo del bimbo che vorrebbe portarsi a casa il libriccino con tutte le figure delle zebre, si nasconde un animo da serial killer. You never know in your life. Requiem preventivo in memoria di tutte le maestre elementari che, grazie agli ultimi provvedimenti della signora avvocatessa ministra Gelmini, dovranno fare le domatrici uniche ed indistruttibili di genitori e figli moltiplicati 20/30 per più di 20 ore alla settimana.

Intanto consoliamoci con loro. Loro ci salveranno, ne sono certa e condivido questa certezza matematica con una cara amica maestra elementare non ancora unica e per questo ancora viva. Loro sono gli stranieri, e per una volta bisognerebbe fare di tutta un'erba un fascio. Prenderli tutti insieme e dire: grazie! "I peggiori sono i romeni", dice la signora che vende valigie scontatissime a Porta Portese: "23 euro per questa che è di Coveri e allora va sostenuta, tra noi italiani ci dobbiamo difendere, qui ormai si vedono solo facce straniere, via, siccome lei è italiana le faccio 20 euro, in negozio sarebbero più di 60". Il ragazzo che la aiuta è straniero, "è bravo, bravissimo, se non ci fossero loro...". Tre bancarelle più in là si vendono tute tre-pezzi. Tre pezzi? "Sì, vedi, c'è pantalone, maglia, maglietta". E son proprio tre pezzi. C'è la L? Vieni, bella, vieni a vedere.

Il ragazzo viene dal Marocco, mi chiede dove parto con la valigia. Ospedale. Ospedale? Sì, ma niente di grave, perché il ragazzo venditore di tuta è preoccupato, mi vorrebbe portare con lui in Marocco e io già dò segni di cattiva salute, non è un gran segno per una fidanzata dell'ultim'ora, vabbè che l'hai raccattata al mercato ma a tutto c'è un limite. Quale ospedale che ti vengo a trovare? S.Camillo? Vorrei abbracciarlo e dirgli che, anche se tutta questa manfrina serve solo a vendere una tuta tre-pezzi, io apprezzo moltissimo il suo approccio e mi piacerebbe che anche gli italiani avessero lo stesso sorriso, almeno per i primi tempi, almeno per l'esordio di una qualsivoglia relazione amorosa, almeno per i vagiti del sentimento nascente e poi perché no, anche dopo, anche dopo i primi mesi, anche dopo un anno, anche dopo 10 anni, insomma un sorriso pronto più o meno in ogni momento, per ogni evenienza, anche a costo di sembrare scemi. Italiani popolo triste e depresso, si diceva. Voi, cari stranieri, sarete i nostri salvatori. Non vi preoccupate se adesso dal Governo sembrano arrivare indicazioni contrarie. Il tempo è galantuomo, si tratta solo di aspettare. Intanto, tuta tre-pezzi a 10 euro comprata e infilata in valigia. Olè!

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

Abbraccio.

Francesca

Arlon ha detto...

Sai di cosa difettiamo attualmente? di curiosità. Ognuno guarda le cose dal suo punto di vista (ed è giusto che sia così), ritenendolo, tuttavia, come l'unico possibile, esaustivo, la verità. Ognuna di queste verità dice tutto su come va il mondo, è tautologica. E così io so tutto, so come va il mondo, non accorgendomi di stare a replicare e moltiplicare stereotipi fondati sul sentito dire e mai sul contatto, sull'incontro reale, concreto, con chi ho di fronte.
E poi tanti parlano parlano, ma quanti ascoltano? Forse ha ragione Calvino nelle Città invisibili quando scrive: "Chi comanda al racconto non è la voce: è l'orecchio". Alla fine uno può dire quello che vuole, ma è quanta attenzione (e quali intenzioni) presta chi ascolta che modula quanto viene detto.