sabato 22 novembre 2008

A-RROARR-oganza

Ho ancora negli occhi i suoi occhi: sgranati, impauriti, spavaldi, insicuri. Gli occhi di un pollo da combattimento, aizzato per lottare e sopraffare con la voce gli interlocutori molesti.
Sono imbarazzata per lei, provo vergogna, pietà, ogni tanto anche umana simpatia, ma quel che prevale è la paura. Paura che queste siano le nuove donne della nuova destra che cresce nelle nostre città. Belle, perfettamente tirate a lucido ma interiormente vuote. Così vuote da richiedere speciali lifting, rossetti e posture delle labbra che nascondano gli inciampi nella sintassi e le esitazioni di pensiero. Pensiero? Perché c'è un pensiero dietro agli slogan, alle frasi fatte o fatte fare comunque da qualcun altro? 

La parola più ripetuta è 'arroganza', una parola che non mi piace per niente, che non mi verrebbe mai in mente di attribuire a nessuno perché mi pare che nelle critiche siano i contenuti che contano ma da qualche anno a questa parte (secondo me 2001) sono invece i toni del dibattito che contano e si accendono, a discapito della reale sostanza del discorso. Siamo ormai assuefatti a vedere leoni o forse solo maschere di leoni truccati che si sbranano in diretta, e noi dall'altra parte dello schermo impotenti a guardare, inconsciamente istigati a copiare lo stesso modello aggressivo nelle nostre quotidiane relazioni. Rare le trasmissioni che mantengono una 'interlocutorietà' reale tra intervistato e intervistante, e tra queste sicuramente ci sono 'Le invasioni barbariche' di Daria Bignardi. 
Se ieri sera capitavate dalle parti de 'La7' intorno alle 22, sono certa che la scena di Mara Carfagna ministro delle Pari opportunità, caschetto perfetto e camicetta di raso nero aderente, vi avrebbe colpiti. Forse ancor più delle sue vacue parole.

28 commenti:

utente anonimo ha detto...

quando ha detto che lei era MSI da giovane e che comunque è tutto uguale ... MSI, FORZA ITALIA e AN ... bè ho avuto paura...
angelo

Diemmezeta ha detto...

Come faccio a non ricordala con amore, la gatta Cenerentola? Teatro tenda – Roma – anni dell’Università; “quegli” anni. Mi aspettavo molto dalla tua puntata di libro oggetto con Peppe Barra e molto ho ricevuto. Ciao
D.

utente anonimo ha detto...

Lucia, già alla lettura della prima riga avevo capito di chi stavi scrivendo... Ha colpito anche me quell'intervista, difficile da dimenticare. Perfino la Bignardi dietro la sua maschera di sicurezza ed estroversione si è fatta sfuggire un lampo di sgomento e di imbarazzo, forse perfino di paura.
Johnny da Trieste

utente anonimo ha detto...

Bellissime le tue foto tergesticole, johnny! Sono la salvezza contro lo sfacelo.

utente anonimo ha detto...

Lucia, non ho visto la Carfagna. non guardo la tv da anni se non incidentalmente.
Latua tensione verso il desiderio di una società che torni ad avere valori "umani" ti ha spinto ad osservazioni critiche verso "una" persona; non dubito che siano giuste, tant'è che troviamo sul web numerosi appunti in tema! Il fatto è che puntare l'indice su di un personaggio - per altro bersagliato non da ieri - riduce la portata del problema e rischia di togliere smalto al tuo sguardo sempre indirizzato alla comprensione del tutto.
Mi sembra che il degrado, ma forse possiamo usare il termine mutazione, investa tutti noi. per questo avrei preferito un maggiore accento alle "ragioni" che producono la mascgera. Di questo infine si tratta: mi sembra che tutti i nostri politici siano delle maschere. Tutti (salviamo qualcuno?) nascondono l'inconfessabilità del loro essere corrotti. L'unica possibilità che abbiamo è il non cadere a nostra volta nel meccanismo; resistere, anche se lo sforzo è grande, alla tentazione di mediocrità.

A.A.


p.s. secondo te "lei" non è forse una vittima (consapevole?), uno specchietto per distrarre noi allodole?

Arlon ha detto...

Tu dici che è una vittima? boh... secondo me recita bene la sua parte e se la gioca fino in fondo

Diemmezeta ha detto...

Resistere? Fino a quando? In Abruzzo, dove vivo e lavoro, a dicembre si voterà per eleggere un nuovo Consiglio regionale, dopo le amare vicende che tutti conosciamo. Però io non so più dove sta la sinistra (intesa come coscienza critica), tra scuole che si sfasciano, sanità che implode, un’economia “volatile” e una marmellata gelatinosa di responsabilità collettive; mentre “uomini carismatici” incassano bagni di folla. L’ultimo spicciolo di fervore e fiducia l’abbiamo sperperato nelle elezioni regionali del 2005, quando lo slogan del centro-sinistra era: 2005, l’anno del cambiamento. Ora, stanchi e feriti, si combatte contro il demone di una siloniana rassegnazione. Desideri e speranze? Ebbene, in questo blog intelligente e intimista, mi sento provocatoriamente di confessare che vorrei un pretesto qualsiasi, per esempio una tanto provvidenziale quanto invalidante lombo-sciatalgia (il cosiddetto colpo della strega) che quel giorno mi costringa a sottrarmi per necessità e non “per viltade” alla chiamata alle urne.
Ciao. Daniela

Arlon ha detto...

ti capisco... stessa cosa accadrà a me per provinciali (taranto) ed europee.. eppure ogni volta poi vado a votare... è un tarlo che mi rode e poi mi spinge ad andare... non c'è ricambio generazionale... da nessuna parte.. negli usa obama chiama le migliori menti al governo... da noi le "migliori menti" sono le stesse da anni.. mi viene voglia di scappare certe volte

utente anonimo ha detto...

Resistere fino allo stremo. Resistere e conservare il senso del piacere alla vita. Senza illudersi che da questa classe poilitica ed imprenditoriale possa giungere chissà quale soluzione.
Non sono disilluso oltre misura, le risorse umane da qualche parte pure devono esserci. E non vorrei scaricare le responsabilità soltanto su chi si trova al vertice.
Siamo responsabili tutti. Non abbiamo una classe dirigente illuminata, e dimostrassero il contrario.
La definirei anzi "oscura", che lavora nel torbido. Ma siamo noi a generarla e darle ossigeno.
Non voglio tirarla per le lunghe, non ho nemmeno i mezzi per un'analisi corretta di quanto vorrei esprimere.
Posso soltanto dire che da un'esperienza lavorativa inerente a lavori pubblici di consistente entità economica - esperienza abbandonata per incompatibilità personale alla compromissione - ho potuto consatare quanto sia infiltrata l'economia del nostro paese dall'economia criminale ed organizzata. Leggasi tangenti, appalti e subappalti truccati o concordati, a destra e sinistra e su tutto il territorio nazionale. Tutto questo muove e condiziona l'economia (quindi la politica). Tangentopoli ha smosso qualcosa, qualche fronda.
Come dimenticare quanti hanno pagato per l'impegno contro tutto ciò? Eppure mi sembrano dimenticati. Falcone e Borsellino in primis e poi tanti altri che lascio ai vostri ricordi, tanto lungo sarebbe elencarli.
Una classe politica che ha dietro le spalle e dentro di se tanta compromissione non può operare nell'interesse di tutti perchè per farlo dovrebbe liberarsi di chi e di cosa li incatena (dovrebbe autoeliminarsi) . Ecco perché non mi illudo.
Questo non significa rinunciare alla vita. Ognuno di noi può intaccare il corpo di questo mostro "invisibile, innominabile, inammissibile".
Non servono gesti eroici. Personalmente cerco di fare al meglio il mio nuovo lavoro, per me e non in misura del guadagno economico; come gesto "eroico" ho scelto di non guardare più la tv da alcuni anni. Vivo lo stesso.
A.A.

p.s. per Arlon che si meraviglia della condizione "baronale": se l'università stessa, cioè la fonte di formazione del sapere è improntata ai medesimi principi come può nascere nel paese una nuova spinta? Di che meravigliarsi dunque. A chi porre la questione che poni? Chi avrebbe la forza di dare la vera risposta?

lucicosmo ha detto...

Ringraziamo l'on.Carfagna per aver stimolato un simile profluvio di idee/resistenze/confessioni.

Arlon ha detto...

Non mi meraviglio affatto della condizione baronale. Ci sto facendo una tesi di dottorato sul mondo universitario e sui rapporti di potere al suo interno. In realtà la mia era una domanda retorica, mi premeva segnalare come a parole questa maggioranza attacca il baronato e in realtà nella legge sui concorsi che propone rafforza il potere dei baroni. Tutto qui.

Arlon ha detto...

A chi porre la questione? a una opposizione che eserciti il suo ruolo. Sono d'accordo con te, del resto. Ha uomini compromessi al suo interno, parecchi docenti universitari, che puntano a mantenere la possibilità di esercitare potere. Però ci sono anche tanti docenti che vogliono lottare. E tanti giovani ricercatori spiantati come me. Chiedere di essere quanto meno rappresentati credo sia loro dovere.
Angelo.

lucicosmo ha detto...

Ti potrei intervistare alla radio? Un dottorando che scrive di baroni...c'est fantastique! Poi per 6incondotta c'est parfait.

Arlon ha detto...

Oddìo quando? mi piacerebbe sì...poi sai che colpo a mia madre che si sveglia con la tua trasmissione ogni mattina... naturalmente non le direi nulla... ti lascio la mia email così mi contatti: angrom76@hotmail.com

F4Bi4No ha detto...

la carfagna è un robot.
il cip è nella scatola cranica.
ha una serie di frasi tipo cicciobello 'ho fame', 'ciao mamma' e 'credo in dio, patria e famiglia'.

a questo proposito un bellissimo articolo di silvia ballestra in ultima pagina su l'unità di lunedì scorso.

Diemmezeta ha detto...

Infine incuriosita, ho recuperato sul sito di La7 l’intervista di cui avevo già colto alcune brevi citazioni su “blob” - Rai tre. A questo punto non mi interessa se la Ministra sia stupida o intelligente; piuttosto mi sembra evidente il disegno al quale la Carfagna, o chi per lei, è funzionale: ricostruire uno stereotipo tradizionale di donna più o meno consapevolmente subordinata e passiva e nello stesso tempo compiaciuta dei suoi artigli ben affilati. E infatti sono molte le donne che cadono nel tranello e, sognando di diventare come lei, finiscono per somigliarsi tutte (come faceva notare Lucia questa mattina a proposito dei capelli). Il problema sorge quando l’insidia piano piano procede da un livello estetico apparentemente innocuo e superficiale al modello etico e poi legislativo fino a spazzare via in un ghigno di soddisfazione una stagione di battaglie, conquiste, affermazione di diritti… Cui prodest?

utente anonimo ha detto...

Lucia in questo mondo la maggior parte delle persone è A-RROARR-GANTE. Cercano di fare i leoni perchè sono tutti dei pecoroni. Orsù non pensiamoci più. Saluti alla Francesina ;)

utente anonimo ha detto...

Lucia mi sono dimenticato a firmare il post n.18. Mastru Turi

Diemmezeta ha detto...

Cara Lucia, oggi le tue parole pesano come un macigno sul mio cuore, forse perché, oltre che puntuale ed affezionata ascoltatrice della tua trasmissione, sono un medico ospedaliero a tempo pieno (con esclusività di rapporto), da più di vent’anni consegnata agli orari “assurdi” dei medici ed al mondo della Sanità Pubblica, complesso, articolato e politicizzato quant’altri mai, dove la sola priorità è attualmente il “pareggio di bilancio”. Allora al buonismo dei medici vestiti da pagliaccio e delle pacche sulla spalla (perdonami, ma mi ricordano certi inopportuni inviti all’ottimismo gridati ai quattro venti dal Presidente del Consiglio) preferisco l’impegno per la diffusione della consapevolezza dei diritti. Ma per esercitare i diritti (in primis la salute ancora garantita in Italia dalla Costituzione) bisogna conoscere le condizioni che ne rendono possibile l’esercizio e impegnarsi insieme per migliorarle. Questo può avvenire solo promuovendo la cultura dell’alleanza, non della diffidenza, tra medico e paziente e ripudiando non solo la mala-sanità ma anche la dis-informazione troppo spesso affetta da sorprendente amnesia nei confronti di tanti comportamenti virtuosi.

utente anonimo ha detto...

Leggo su questo blog tante indignate proteste contro uno pseudo modello di donna che dovrebbe, se ben capisco, sintetizzare il prototipo della moderna donna di destra, giusto? Quindi deduco che il ministro Mara Carfagna così repellente e così indottrinata desta un sentimento di repulsione e di "oh mamma mia a cosa ci siamo ridotti", giusto? Ora chiedo a questa platea colta e indignata, nonchè presumo di sinistra appartenenza (in senso politico sia chiaro): ma quale dovrebbe mai essere il modello a cui ispirarsi? Il prete in gonnella Rosi Bindi sintesi di tutti i sacri valori dell'integralismo ciellino?
O meglio la ex-ministro Giovanna Melandri che ha studiato in America parla 4 lingue parla e ciarla di volgarità e di nuovi barbari in TV ma poi balla scatenata alle feste di Briatore in Kenia?
Credete davvero sia meglio della scema Carfagna? Personalmente non vedo molta differenza

Arlon ha detto...

Grazie per aver letto nei nostri pensieri.

F4Bi4No ha detto...

Ma di cosa ci sorprendiamo? Da molto tempo non siamo più cittadini ma telespettatori. Utenti, quando va bene. Ci hanno cresciuti a colpi di slogan, hanno costruito i programmi su una medietà sempre più riveduta al ribasso, hanno impoverito il linguaggio, ci hanno via via convinti di cosa sia veramente importante nella vita (avevano iniziato con le tre I, ricordate? E fra queste non c'era quella di "Italiano", nel senso di lingua con cui articolare pensieri compiuti). Il risultato è davanti agli occhi di tutti: quando ero ragazzino i miei amici sognavano di diventare astronauta o esploratore; più sensibili ( e probabilmente più intelligenti ) le ragazzine sognavano un futuro di medico o insegnante. Adesso sognano tutti di fare le veline, i tronisti... o gli intronati.
Non so se la Carfagna agisce da strumento o parla (per quel che parla) di testa sua. Certo, per affermare che tra lei ed Obama non c'è poi quella gran differenza solo perché Obama ha solo pochi anni di esperienza in più di lei c'è tutto lo stigma dell'arroganza italiota, e mi sarebbe piaciuto anteporre un "forza-" scaramantico. Ma non posso farlo, perché ormai il costume è dilagato, ci rappresenta più di quanto non ci piacerebbe ammettere. Noi siamo (temo e mi auguro) il solo paese che negli articoli di costume sui quotidiani, quando parla di eccellenza scolastica usa ancora il termine "secchione" per indicare gli studenti più capaci. Salvo rammaricarsi del fatto che se ne vadano all'estero una volta terminati gli studi. Siamo il paese con il ministro dell'istruzione che brandisce l'arma della meritocrazia ma è la prima ad ammettere di aver dato l'esame di Stato in una regione tradizionalmente amica dei candidati, ancorché non bagnata dal fiume Eridano. Siamo il paese dove magari si salta il pasto ma non si rinuncia al cellulare trendy, dove si seppellisce la normale fatica di vivere sotto strati di silicone. Siamo il paese dell'aiutino (dal telequiz alla raccomandazione non si perita più nessuno di domandarlo). Ovvio che la spregiudicatezza sia premiata.

La Carfagna, terribile dirlo, siamo noi.
Giovanni (quello del The Books are My Face vs. facebook :-) )

Diemmezeta ha detto...

BUON ONO-MASTICO (e poi digerisco).. bacio.

lucicosmo ha detto...

Auguri Lucia e grazie, per le frequenti degustazioni dannunziane; ma soprattutto per il calore, la sincerità, il coraggio e l’eleganza con cui tratti i temi e gli ascoltatori/lettori; per i toni e per il linguaggio. Sei una che vola alto e bene hai fatto a non confinare questa risorsa (si può ancora usare la parola esempio?) entre le murs di un’aula scolastica.
Daniela

Arlon ha detto...

Grazie a tutti di cuore. Lucia

utente anonimo ha detto...

Alcune sere fa, mentre giocavamo allegramente a carte, una nostra amica, professoressa alle medie del mio paese, ha letto alcuni temi dei suoi alunni sui temi del primo bacio, dell'amicizia, dell'amore. Nulla di nuovo sotto il sole. Sono emerse storie di tredicenni, che non escono perchè il loro fidanzato (di sei o sette anni più grande) non vuole. Di un ruolo femminile che già nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza si configura confinato nello spazio i cui confini sono stabiliti dall'uomo, anzi dal maschio, come si legge nei temi. Un ruolo, quello di donna, che vive di rifrazione di quello maschile, un'identità (per usare una parola grossa e abusata) che si sostanzia in negativo e si declina in forma passiva (non solo quello che l'uomo non è, ma quello che l'uomo decide). Quando poi nei temi si passa a parlare di aspirazioni, bè... i modelli di riferimento sono tronisti e corteggiatrici. Un modello incarnato dalla figura della ipercitata Mara Carfagna, che, nella famigerata intervista alle invasioni barbariche, non ha fatto altro che perpetuare, con il suo essere lì per grazia dell'uomo forte (Berlusconi) e con il suo continuo esaltare uomini forti (nella pericolosa linea di continuità tra Mussolini e Berlusconi segnalata dalla Carfagna stessa nel corso dell'intervista). Nell'antica Grecia, si diceva che le donne dovessero imparare le leggi dell'economia, dell'oikonomia, le leggi (nomos) della casa (oikos): ovvero, parlare poco in pubblico e saper misurare le parole. Doveri femminili disciplinati da ordini maschili. Dopo le stagioni delle contestazioni, c'è un ritorno alla disciplina, accettata mestamente, in silenzio, addirittura condivisa, come se fosse qualcosa di naturale. Un fenomeno, questo, trasversale, da nord a sud, più esplicito nel mezzogiorno, credo nelle parole di leader leghisti nel settentrione.

Arlon ha detto...

Non è questione di vedere la Carfagna, la Filippi, la jervolino o altre amenità del genere. Il fatto reale è che i media ci credono cretini, ci propinano per la settima o ottava volta (non lo so, non l' ho mai seguito) il grande fratello, amici, pippo baudo, la carrà, e il films del 1970. Lucia scusami, a suo tempo ti avevo criticato, ora mi ricredo, se non altro hai portato (seppur da perfezionare) un modo nuovo di fare intrattenimento.
Saluti

Sergio

Anonymous ha detto...

Ma a me non interessa l'effetto Carfagna o Amici ecc... o meglio... non mi interessa solo quello. Mi interessa capire come si costruisce piano piano nel tempo questo modo di sentirsi e pensarsi donne (e uomini). Perchè, banalizzando, qua ci troviamo di fronte alla riproposizione di bulli e pupe...