mercoledì 4 marzo 2009

Fly me to the moon

Sì che lo cantavate.
E' inutile che continuiate a negarlo.
Con la stessa forza e lo stesso dispiegamento di energia
che ci mette Frank.
Fly me to the moon, let me sing among those stars!
Fammi volare fino alla luna, lasciami cantare tra le stelle!
Ah!
Ma io ve l'avevo già detto che le parole hanno un peso, che se le pronunci
non sono aria al vento,
hanno il potere a volte di plasmare la realtà.
E voi eravate così dentro la canzone di Frank che ve ne stavate andando.
Soltanto una resisteva a mala pena, stabile dove l'avevo lasciata:
il lenzuolo di sopra, e mentre lo scrivo è la prima volta che mi rendo conto
che in italiano il lenzuolo singolare è maschile, mentre se lo declini al plurale
diventa femminile. Che lingua incredibile che abbiamo, ce ne rendiamo conto?
Fa come i pesci, che cambiano identità durante la vita: parti salmona e diventi
salmone strada facendo, Povia approverebbe e magari ci scriverebbe anche una canzone.

Dunque solo tu, lenzuolo di sotto, resistevi alla forza del vento.
Gli altri, anzi le altre a questo punto, erano già volate, speravo su qualche camino
o antenna parabolica e invece no, semplicemente atterrate sulla terrazza come marziani
in visita.
Fly me to the moon, let me sing among those stars!
Sono forti le raffiche, eh?
A Trieste non ha soffiato un alito di bora e in compenso ritrovo i refoli qui a Roma.
Strana la vita,
lo stavate pensando anche voi, lenzuola odorose di ammorbidente,
mentre spiccavate il volo, novelle Icare,
e parentesi nella vita in realtà i conti, se sei attento, tornano sempre.
Tornano perché poco prima il coinquilino canadese aveva proprio pronunciato la parola "Icaro": pare si chiami così il suo futuro allievo di inglese. E allora vedi che ho ragione? Le parole modellano, creano, distruggono o danno vita, si innalzano nell'alto dei cieli o si inabissano nelle viscere della terra (sto assumendo un tono apocalittico, sentite scuse).
E' bastato farvi sentire "Icaro" e voi avete ceduto al desiderio più proibito del mondo.

Verba volant, e voi dietro, care le mie lenzuola di flanella a pallini così calde, così accoglienti,
così teneramente avvolgenti.
Ma io vi fermai, qual sole che scioglie la cera delle ali mitiche e fa planare
di nuovo a terra, dove siamo chiamati a rimanere, piedi ben piantati nel su0lo.
Non rimane altro che la musica per riprendere il volo.
Fly me to the moon, let me sing among the stars!
(in alternativa qualche volo low-cost che ti scaraventa in 2 ore dove tu non avresti mai pensato di andare ma sai com'è, costava così poco)

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