mercoledì 1 aprile 2009

La casa che non c'è

Se la casa è al centro dell'attenzione governativa, non resta che prendere la macchina e allontanarsi dal centro, direzione Nuova Fiera di Roma, dove si sta svolgendo da qualche giorno 'Moacasa. Mostra di arredamento e design'. La strada la conoscono bene i frequentatori dei centri commerciali di periferia, che in un anonimo lunedì pomeriggio raggiungono agilmente l'ingresso nord della fiera. I non avvezzi allo shopping si perdono nella quasi totale assenza di indicazioni, per approdare infine tra le imprecazioni in un parcheggio a pagamento: 2 euro all'ora per compensare l'ingresso gratuito.
(alla fine di questo paragrafo i lettori più scaltri potrebbero pensare che si tratti in fondo di una questione di centro/centri. "Smettetela di litigare", ci intima P.F.Casini dalle strade).

E' l'ora del tramonto e l'aria è campestre, ivi incluso un lontano eco di letame attribuito da uno dei custodi all'arrivo in massa dei gabbiani dalla vicina discarica. Nella luce del crepuscolo si stagliano figure corvine di operai che smontano un alto ponteggio metallico reduce dai fasti del neonato Partito degli italiani. Un fotografo li immortala nella loro anonima bellezza. Risposta immediata dalle impalcature: "A Fabbrizzio Corona, che nun c'hai gnente de mejo da fà?". Ora qui si aprirebbe una lunga parentesi sul tema del tempo: fotografare silhouette di operai al lavoro è una perdita di tempo? Cosa vuol dire perdere tempo? Si tratta di questioni piuttosto oziose, che tra l'altro non si prestano ad un dialogo dalle impalcature, quindi meglio entrare.

E' tutto qui, radunato in un grande padiglione: cucine, bagni, camere da letto, librerie, piante da giardino, piante normali, cactus, lampade, sistemi di sicurezza, sedie, tavoli allungabili, tavoli restringibili, cassettiere, scale. Si può entrare ed uscire senza niente in mano, felici solo di aver esplorato una mega-casa che non si potrà mai possedere, e si potrebbe anche entrare e non uscire mai, scambiando il padiglione per la propria casa, ravvivata tra l'altro da espositori umani forse ancora più interessanti degli oggetti esposti. C'è la signora immersa tra gatti di stoffa, convinta che "Roma è la città dove i gatti sono più amati"; c'è il signore ex cinematografaro, oggi inventore di vasche da bagno formato conchiglie giganti bianchissime alla modica cifra di 8mila euro ("in futuro vorrei realizzare una bara da morto di Dracula con tanto di acqua rossa"); c'è chi disegna lampade in vetro ispirandosi ai grandi maestri d'arte e chi progetta librerie a incastro che sembrano cornici dove inserire come quadri intoccabili i propri libri.


Ottima creatività italica in mostra per la casa che non c'è, a meno che non si decida il trasferimento in massa alla Fiera di Roma. Mi sa che glielo propongo al coinquilino canadese.

1 commento:

utente anonimo ha detto...

Smettetela (di fare) Casini!