venerdì 3 aprile 2009

50 euro, please

Ho dedicato uno dei primi pezzi di questo blog a Candido, il controllore di bus così candido che chiuse un occhio di fronte alla mia inadempienza momentanea. Da quel giorno di novembre di 4 anni fa ad oggi ne è passata tanta di acqua sotto ai ponti. Direi anzi troppa, come peraltro testimoniato dalle due grandi piene del Tevere verificatesi una alla fine del 2005 e l'altra a dicembre dell'anno scorso. L'acqua non scorre mai invano e quello che mi è capitato ieri lo dimostra.
Salgo sull'autobus al volo con la testa tra le nuvole e mi accomodo su un sedile riservato agli handicappati che mi viene gentilmente offerto da una ragazza spagnola. Dico che non sono ancora così malmessa da dovermi sedere lì però accetto l'invito perché ho il solito mal di schiena affiorante post-lunga camminata inframmezzata da malcerti tentativi di shopping (il massimo che riesco a spendere è 10 euro alle bancarelle per una maglietta color tortora: richiami primaverili).

La voce della controllora mi arriva come una doccia fredda in un caldo giorno di primavera. "Biglietti, prego". Pochi giorni fa avevo salutato con orgoglio il controllo, potendo sfoggiare il mio candido abbonamento di marzo. Ma ieri era il 2 aprile, realizzo in un istante che il trapasso dal mese precedente è avvenuto senza che io me ne avvedessi! Dunque che fare? Fuggire? Fingersi straniera? Iniziare a delirare fanfaronate a vanvera per prendere tempo? Opto per l'opzione ragionevolezza e comprensione, opzione notoriamente priva di speranza ma tant'è, è l'unica a venirmi incontro assieme al nobilissimo gesto della signora dirimpettaia che mi offre un biglietto in extremis. La controllora è impassibile: "Eh no, signora, poi se gli altri se ne accorgono..." No, controllora, non mi dire che è una questione di spie, di sguardi indiscreti, di due pesi due misure. Sono certa che se la signora gentile avesse un altro biglietto lo elargirebbe anche a chi ne è sprovvisto. Niente, la controllora non si lascia convincere dalla logica stringente. Chiama in aiuto anche il collega maschio, che ribadisce lo stesso concetto.

A nulla vale la dimostrazione che sono un'abbonata di ferro, come si evince dalla metodica esposizione delle tessere bus da gennaio ad oggi, a nulla vale l'assicurazione che appena scenderò dall'autobus mi precipiterò nel primo Tabacchi a comprare l'abbonamento, a nulla vale raccontare che sì, un tempo viaggiavo spesso senza biglietti ma da qualche anno sono ferrea nell'osservanza delle regole del trasporto pubblico. "Mi spiace, signora, dobbiamo farle la multa perché sennò poi ci arrivano le lettere di quelli che"...No, scusi, ma il problema son sempre gli altri? Trattasi di motivazione piuttosto debole, via. Mi faccia questa multa e facciamola finita. "Son 120 euro se paga in un giorno non stabilito, 50 se paga adesso". Guardo nel portafoglio che ospita, rarità delle rarità, proprio un biglietto da 50 euro. Lo prendo come un segno e decido di pagare. "Anonimo o con la ricevuta?" Questa è bella, mi giunge nuova: tu mi fai una multa e mi proponi pure l'anonimato? Eh, no, scusi, a questo punto voglio il pezzo di carta da incorniciare. Onesti fino in fondo. Per quanto, vedi, adesso mi viene in mente lo slogan dell'Onda, che ieri sarebbe stato perfetto da sfoderare con un sorriso ebete: "Noi la crisi non la paghiamo" (semmai la creiamo, come qualcuno ha scritto sui muri di Firenze).

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

multa con fattura... voodoo ;-)

frutute ha detto...

.... anche io multa :-(
Mi ero dimenticata di scrivere sopra l'abbonamento il nome e il cognome... e un controllore moooolto zelante non me l'ha fatto passare........