venerdì 5 febbraio 2010

La vera storia di Lamberto e Adelaide

Molto spesso sono gli altri ad illuminarci sulla nostra vera identità. Per esempio gli altri che ti scambiano per un altro. Ringrazio pertanto la signora Marina che l'altro giorno, mentre camminavo, mi ha chiesto se non ero Adelaide. Cioè prima Marina ha chiamato Lamberto, ma Lamberto, che in effetti non si chiama così, tardava a rispondere. Marina insisteva: ehi, ma perché fai finta di non riconoscermi? Iuuuh, non ti ricordi proprio di me? Sono Marina! Da brava miope, strizzo gli occhi, faccio mente locale ma niente affiora alla memoria mia né a quella di Lamberto che non si chiama così.

Però poi, a ben pensarci, mi sono detta: perché non iniziare una nuova vita da Adelaide? E tu che mi stai al fianco, non potresti essere per un po' Lamberto? Il buon Rodari attorno al Barone Lamberto ha scritto uno dei suoi racconti più lunghi e divertenti, vuoi vedere che possiamo iniziare la nuova saga di Lamberto e Adelaide qui, su un blog? Perché Marina, ve l'assicuro, era proprio sicura al 100% del fatto che io fossi Adelaide e l'uomo accanto a me Lamberto. Marina, ma chi c'avevi in mente? Guarda che non capita tutti i giorni di svegliarsi con una faccia da Adelaide. Appena lo sento pronunciare, tra l'altro, questo nome mi evoca il taglio e cucito e il ricamo.
Adelaide, in effetti, era una donna molto casalinga nel vero senso della parola: le piaceva stare in casa, tagliare stoffe, cucirle e fare quelle coperte patchwork che le davano il senso della storia e del passato. Tutti noi nati negli anni Settanta associamo le coperte patchwork alla casa di qualche zia o nonna che ci ricopriva con questi drappi caldi e coloratissimi. All'epoca erano opere di uncinetto, opere di donne laboriose mica come Marina, che ogni giorno si svegliava alle 10 e vagava sfaccendata più o meno fino a mezzogiorno. Scoccate poi le 12 scandite dalle campane della chiesa, decideva di uscire ad andare a trovare Adelaide, che a quel punto era costretta ad offrirle il pranzo lasciando la coperta a metà.

Così le coperte di Adelaide erano sempre incompiute a causa dell'arrivo di Marina, che tra una chiacchiera e l'altra si tratteneva in casa fino all'ora del tè. In due e due quattro si facevano le otto, e a quel punto Lamberto rincasava trovando Adelaide con una stoffa in mano e l'altra il mestolo, mentre Marina continuava imperterrita a chiacchierare. "Marina, o che ti sei messa in testa?", la rimproverava Lamberto. "Questa l'è una casa dove si lavora! O che tu ci vieni a fare costì, che la mia Adelaide ci ha da fare le coperte sennò poi io non dormo e c'ho freddo e mi devo mettre la fascetta in testa come Messnere ('e' toscana aggiunta nel parlato, ndr) che qui, come sai, il riscaldamento nun c'è! Olè!".
Lamberto finiva sempre le sue frasi con un 'olè', un po' perché gli dava ritmo un po' perché così si faceva coraggio in quella valle di lacrime di casupola dalle pareti scrostate, calda d'estate e fredda d'inverno per essere in sintonia con le stagioni. Adelaide e Lamberto erano infatti ecologici nell'intimo, fino a raggiungere livelli di estremismo pericolosi come quello di vivere in armonia con le temperature esterne, senza alcun tipo di aiuto energetico per raffreddare o riscaldare gli ambienti di casa. Erano quel che si dice 'low impact man& woman': uomo e donna a basso impatto energetico.

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