giovedì 22 aprile 2010

Music makes the people come together

Music makes the people come together. La musica fa stare insieme le persone, le unisce, anche all'interno di un vagone della metropolitana. Anzi, la vera buona notizia di oggi è che vale la pena ogni tanto discendere nelle viscere della terra, perché lì si danno appuntamento musici e musicisti che avrebbero altrimenti vita dura su un autobus affollato, magari guidato da conducenti 'ferraristi' capaci di snervare anche il passeggero più placido e buddista.

Iniziamo con il tratto sotterraneo della Stazione Ostiense, quello che poi si collega attraverso tapis roulant alla fermata della metro Piramide. Il primo stornellatore italiano si è messo proprio lì, allo svincolo tra chi parte e chi arriva, punto di incrocio ideale per attrarre l'attenzione con le note di una chitarra. E cosa sceglie il nostro musico sottostradale per propiziare i viaggi più vari? Lucio Battisti, 'Emozioni'. Un pezzo tradizionalmente scioglilacrime e pure un po' menagramo, con la celeberrima strofa "e guidare come un pazzo nella notte a fari spenti per vedere/se poi è tanto difficile morire". Il musico si sofferma con timbro malinconico proprio su queste parole, mentre mi faccio trasportare dal tapis roulant e penso che, se già la giornata non era partita nel migliore dei modi, adesso essa ha preso una piega vieppiù drammatica. Ma tutto passa, anche noi passanti, ed ecco arrivare finalmente la metro B.

D'estate questa serie di vagoncini decorati o insozzati - a seconda dei punti di vista e dell'umore - da graffiti coloratissimi, diventa un inferno di afa umida insopportabile, ma adesso che è primavera c'è da aspettarsi solo un moderato aumento di gradi. Via, si parte, e con noi anche le note di uno zingaro che suona uno strumento a corde multiple adagiato sulla sua pancia prominente. Lo percuote come fosse uno xilofono, e ne escono suoni ritmici che mettono voglia di ballare. Se fossi una regista, mi piacerebbe rianimare idealmente questa scena di vita metropolitana: le facce dei passeggeri che di norma rimangono chiuse, serrate, rigide, impermeabili alla musica dello zingaro, improvvisamente si lasciano conquistare dal celebre motivetto che risuona nel vagone della metropolitana, ed iniziano a ballare in coppia, tra sconosciuti. Perché aspettare la sera o la notte o lo sballo per ballare?

Ma è sulla metro A che il coinvolgimento tra musica e pubblico si fa più audace. Qui c'è uno dei tanti epigoni di Elvis che tiene banco, anzi tiene materialmente in mano un cappello nero da cow-boy dove raccoglie le monete offerte dai passeggeri. "Bella sorè, bella fratè, qualche monetina, thank you miss". E' un meraviglioso esemplare di incrocio tra Bobby Solo, Alberto Sordi e il vero Elvis, cui è dedicata la chitarra che imbraccia disinvolto sotto un paio di occhiali scuri. Soltanto a guardarlo la risata sboccia spontanea, ma non si può offendere chi porta la musica dentro un luogo così anonimo e freddo, quindi tanto di cappello (rigorosamente da cow-boy). Esco che lo sento ancora discutere con un ragazzo sul fatto che anche Elvis aveva suonato "Blowing in the wind". Sorrido canticchiando 'The answer, my friend, is blowing in the wind' e penso che certe giornate avrebbero semplicemente bisogno di un po' più di musica. Gran bella invenzione la metropolitana.

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