Le Cosmeticomiche

Roma dopo Ferragosto, caos mio non ti conosco

Roma ad agosto è un giardino deserto,
un'oasi di bellezza sospesa,
e mentre scrivo in realtà
inizio a sentire qualche macchina in più ma spero comunque
che si tratti di traffico passeggero e che voi, cari espatriati agostani,
ancora non abbiate deciso di rientrare.
Noi che rimaniamo in città siamo felici di incontrare solo radi turisti:
i soliti giapponesi in fila fuori dalla Bocca della Verità (essa non conosce tregue né vacanze ed è un buon segno: la verità è eterna),
oggi una coppia di nordici alla ricerca delle Catacombe sull'Appia,
stupiti per il deserto cittadino ("forse non c'è la cultura" - dice la signora - di girare Roma ad agosto; forse, chissà, ma noi in tanto gioiamo),
e poi sull'autobus semivuoto un terzetto di giovani impegnati,
di quelli che fanno bene al cuore.
Uno sulla maglietta nera vista da dietro rivolge a tutti
una domanda da mille punti, adatta al tempo estivo:
"A che serve essere vivi se non si
ha il coraggio di lottare?" (frase di Giuseppe Fava,
giornalista ucciso dalla mafia nel 1984), mentre il suo amico siciliano
parla con grande libertà e schiettezza di mafia, soldi, terreni e politica.
"La mafia senza i soldi è morta, toglile quelli e hai già fatto un passo.
Se non investe in terreni e proprietà, passa direttamente alla politica.
Nel mio paese si è candidato un mafioso, un analfabeta, e l'hanno votato".
Il ragazzo sorride con un sorriso che mi ricorda quello di Locascio-Impastato nei 'Cento passi', e pensi che in fondo in questo Paese c'è ancora qualcuno lì fuori che ha miracolosamente preservato una coscienza civile,
e pazienza se abbiamo dovuto aspettare il mese più vacanziero
per scoprirlo: un motivo in più per rimanere qui,
ancorati al silenzio di una Capitale da sogno diurno di mezza estate.