venerdì 25 novembre 2011

Shirin Ebadi, il coraggio della giustizia


L'avvocatessa iraniana che ha vinto nel 2003 il premio Nobel per la Pace è in Italia per una serie di incontri legati alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, promossa oggi dalle Nazioni Unite

Non capita tutti i giorni di sentir parlare Shirin Ebadi, la prima donna musulmana ad aver ricevuto nel 2003 il premio Nobel per la Pace. Iraniana, avvocato difensore dei diritti umani, in particolare quelli delle donne e delle bambine, è stata costretta nel giugno del 2009 a lasciare il suo Paese e la sua famiglia. La sua passione per la giustizia era troppo pericolosa per il regime iraniano che, all'indomani dell'attribuzione del Nobel, l'ha festeggiata accusandola di aver ricevuto un premio che sarebbe servito a rovesciare il Paese. "La famiglia è importante, ma più importante è la giustizia", ha ripetuto ieri nella sede della Stampa estera in occasione della presentazione del libro di Marisa Paolucci 'Tre donne una sfida' (ed. Emi 2011), che parla anche di lei.

"Dopo il 2003 - ha raccontato con fermezza e semplicità - mi hanno reso la vita sempre più difficile, il governo ha sequestrato tutti miei beni e li ha venduti all'asta accusandomi di non aver pagato le tasse per il Nobel, mio marito e mia sorella sono stati arrestati e portati in carcere per un periodo, e hanno tolto loro il passaporto. Io amo la mia famiglia, ma amo di più la giustizia".

Così il suo lavoro di attivista e avvocato continua comunque, anche all'estero. "E' importante credere nella strada che hai intrapreso, questo ti dà la forza per andare avanti". E di fronte alle minacce del regime di ammazzarla, lei risponde pacatamente che "la morte ci aspetta tutti". Una donna così, che considera la paura un istinto da controllare anche con l'aiuto della fede, ha evidentemente idee precise su molti altri temi: dalla cosiddetta 'primavera araba' ("sarà primavera quando le donne musulmane avranno gli stessi diritti, e loro stanno lottando per questo, quindi state sicuri che la primavera arriverà") alla presenza della donne in politica ("non è importante il genere: importa come si pensa").

Inevitabile la domanda sull'uso del corpo della donna nella pubblicità in Occidente: "Ci dovrebbero essere leggi per impedire l'abuso del corpo femminile", e il pensiero si posa lieve sul protocollo d'intesa tra il nostro ministero delle Pari Opportunità e l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria per "controllare ed eventualmente fare ritirare pubblicità per la carta stampata o per la televisione che sviliscano l'immagine della donna con raffigurazioni o scene offensive e volgari”: protocollo firmato all'inizio dell'anno dall'ormai ex ministro Mara Carfagna e passato quasi sotto silenzio forse per l'imbarazzante contrasto tra parole e fatti concreti; tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che non si può fare per interessi superiori di economie e più oscure alchimie.

Intanto il mondo fuori brucia. Qual è la posizione dell'Iran nei confronti della Siria, dove il regime di Bashar al Assad è persino riuscito a portare in piazza carri armati per uccidere il suo stesso popolo? "La Siria - ha precisato la Ebadi - è sostenuta soltanto dal regime iraniano, che manda a Damasco armi, soldi e soldati; Bashar al Assad è stato sempre una marionetta dell'Iran, e l'Iran non vuole perdere questa marionetta". Storie antiche di poteri deboli che fanno la voce grossa e parlano di storie a noi più vicine, di equilibri instabili tra dittatori ed altre marionette. "Ma gli iraniani sono contro tutto il regime, la struttura politica del Paese deve cambiare, il popolo continua la sua lotta ogni giorno e ogni giorno si rafforza. L'Iran è come un vulcano che sta per esplodere."

La traduttrice si commuove alla fine, quando Shirin Ebadi racconta un piccolo aneddoto relativo ad uno dei suoi tanti incontri con gli adolescenti. "Un ragazzino mi ha chiesto: non ti manca la tua famiglia? E' naturale che mi manchi, però io ho dei doveri da compiere. E lui mi ha insegnato una cosa molto carina. Mi ha detto: fai con la carta un fiore, scrivi che ti manca la tua famiglia e buttalo nell'acqua, così ti sentirai meglio". Oggi Shirin Ebadi incontra 900 studenti della scuole superiori della provincia di Roma. Questo incontro forse cambierà la vita di alcuni di loro.

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

bel pezzo! perché non proponi il tuo blog a Daniel Tarozzi de Il Cambiamento?www.ilcambiamento.it

Sarebbe bello vedere il tuo blog laggiù!

Un abbraccio,
Elisa

utente anonimo ha detto...

Lo feci!
Già ci avevo pensato un po' di tempo fa ma adesso tu mi rinfrescasti le idee!
Un carissimo saluto,
Lucia