venerdì 30 marzo 2012

Cesira

Oggi Cesira si è svegliata che c'ha voglia di cantare
e per questo prende l'autobus.
Si è vestita da giovane vecchia dei nostri tempi: colori accesi, 
foulard, occhiale scuro e una molletta in testa con un fiore.
Rossetto fucsia su pelle raggrinzita.


"Me piaciono li polli, l'abbacchio e le galline, perché nun c'hanno spine

e nun so'ccome er baccalà, la società dei magnaccioni..."

Nel 30 Express, che è sempre a fisarmonica, la voce di Cesira si espande.

Ma ci sono anche messaggi vocali per tutti. 

"Cittadini! Volemose bbbene!"
"Forza Roma! Daje Roma!"


L'autobus passa lungo il Tevere e gira verso il Palazzaccio, 
per poi proseguire in piazza Cavour, da poco rimessa a nuovo.

"Dice la crisi...ma che crisi! Levate un po' de macchine , 

altro che crisi!". Questa me la segno.
Il canto prosegue a squarciagola, mentre qualcuno inizia a

guardare Cesira con il muso lungo.

Quando il Padreterno manda questi comici naturali in giro,

niente da fare. La gran parte della gente sembra sempre troppo indaffarata a tenere
il broncio o a parlare al cellulare.
Si ride solo se si paga un biglietto o fuori c'è scritto spettacolo comico.

"Lassù nell'Arizona...", e parte qualche acuto,

che termina con la dichiarazione di intenti:
"E qua scendo pure io, 
che vado a pedalà!".

Grazie Cesira, il tuo nome vero non lo conosco ma oggi hai colorato
di umorismo verace il tragitto che da casa mi ha portato
nel quartiere Prati. Dove molti avrebbero avuto bisogno
di farsi una bella "pedalata" assieme a te.
Possibilmente cantando a squarciagola. 

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