Si iscrivevano a corsi di ginnastica posturale
ma non riuscivano a cambiar postura.
Era una questione di struttura.
E di chiusura.
Ripiegati su loro stessi,
non si accorgevano più dei loro simili.
Per un'ora allo specchio e sotto la direzione di un maestro
si sforzavano di raddrizzarsi.
Ma poi, nella vita di ogni giorno,
ritornavano ad afflosciarsi.
Fiori che non volevano mai fiorire.
Boccioli che non riuscivano a sbocciare.
E d'altronde, via, se l'erano un po' cercata.
A Dio avevano sostituito il bio.
Quello che è tuo non è mai mio.
Perché io son io.
E tu?
Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu...
un lontano ricordo dei vecchi telefoni fissi ormai estinti.
1 commento:
mi casa es tu casa
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