giovedì 15 marzo 2012

To be or not to be (in Facebook)? This is the problem


Essere o non essere su Facebook?
Avere o no un profilo sul social network più frequentato del momento?
Questo è il dilemma.
E già mi giunge la flemma.

Se dico no, passo per eremita ed asociale. 
Se dico sì, finisco in un calderone internazionale
che vive di realtà virtuale e mi pare manchi
di un cuore reale.

Io amo viver per la strada,
girare di contrada in contrada,
ed amo pure i tempi morti,
che servono per esempio a coltivare orti.

Pensare di esistere soltanto perché c'è l'elettricità
mi pare confinare con lo stesso principio della pubblicità.
Conti perché c'è un faretto che ti illumina.
Uno slogan che ti fa esistere.
Come la crema che si vende sotto i riflettori dicendo:
"Il siero che sta cambiando il profilo del mondo".
A soli 99 euro.

Buio in sala.

E tra profili cambiati o rifatti nessuno riconobbe più il suo 
vero volto. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mondiale! Quoto al 100%. Io sono stata su quell'infernale sistema per 2 anni per via della solita storia del "teniamoci-in-contatto-perché-siamo-distanti" e alla fine ho scoperto che, anche i più lontani (India, Messico e Francia), quando voglio, posso "contattarli" perché voglio. così ne sono (felicemente) uscita. Tutto il resto è spazzatura (=pubblicità, protagonismo,incapacità di relazionarsi con se stessi se non in formato photo-shop,già preconfezionato per aziende e marketing). Ma è diventata dura: adesso le rivoluzioni sembra si facciano da laggiù. Altro che "vita di periferia" alla pasolini! Questa è vivere la propria vita come vita degli altri in modo amorfo. Io dico che certe volte bisogna essere radicali e che non sempre l'uso giustifica i mezzi.....

Elisa

Lucia Cosmetico ha detto...

Che meravigliose parole confortanti!
Grazie mille,
buona giornata!
Lucia

AntoJohnny ha detto...

Io credo che come per ogni cosa il giusto equilibrio sia ciò che rende la vita migliore e più serena.
Non vedo perché le cose che non ci piacciono debbano essere quasi "demonizzate", soprattutto poi quando si parla di tecnologia.
A mio parere è tutta questione di incapacità di relazionarsi alle cose per ciò che sono, ovvero cose, che nulla a che a fare hanno con le relazioni interpersonali.