giovedì 10 maggio 2012

Non farlo

Quando vengo a Trieste, la prima cosa che mi colpisce sono i manifesti pubblicitari di prevenzione dei suicidi. Che sia estate, inverno, tempo di crisi o di gioie, qui c'è sempre qualcuno che ha voglia di farla finita. Almeno a giudicare da questi posteroni che si presentano come un enorme maglione Missoni: coloratissimi, ma con al centro la scritta 'Non farlo'. 

L'ultima versione dei manifesti anti-suicidio è semplice: quadratoni colorati uno vicino all'altro e un numero di telefono. Qualche estate fa, invece, in ogni quadratone c'era scritto un buon motivo per cui non valeva la pena di chiudere con la vita. Ad esempio:

- perché la cioccolata è buona
- perché i tigli hanno un buon odore
- perché tutti sbagliamo
- perché ricomincia da ora
- perché non so che torta vuoi per il tuo compleanno
- perché l'inverno si trasforma sempre in primavera
- perché i desideri si realizzano
- perché più buia è la notte, più vicina è l'alba
- perché...se pol! (e a Trieste questo suona davvero come un miracolo)

Non è chiaro se dopo aver scritto queste tante buone ragioni per non farlo 
ci sia stato in realtà un aumento dei suicidi. Può essere.
Fatto sta che adesso le scritte non ci sono più, e le buone ragioni tocca

trovarle da soli.

Scrivono gli inventori di questa campagna di prevenzione della rinuncia alla vita
che "il suicidio è un problema di mancanza di speranza".
Speranza: per risolvere la crisi 
è proprio da questa parola che si dovrebbe partire. Azzerare i conti, condonare i debiti, ripromettersi e giurarsi in tutte le lingue che i giornali non parleranno più soltanto di numeri ed economie, e nemmeno di mafie e corruzioni, e di omicidi e di cronaca nera. 
La campagna di prevenzione dei suicidi forse dovrebbe iniziare proprio da qui.
Certo, ci vorrebbe anche un altro Paese. Un anti-Paese? 






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