venerdì 14 settembre 2012

Piccola guida di Spellologia


Donne, che cercate?
(In memoria del card.Carlo Maria Martini; il cardinale ci scusi dall'alto)

La vita è un viaggio, dice il sacerdote che confessa da dietro la grata. Ogni tanto si cade, ma l'importante è rialzarsi.
Così tre donne si rialzano e si rimettono in viaggio.
Destinazione: Spello, cuore dell'Umbria. Lì c'è la tomba di Carlo Carretto, dice una che pensa di essere la più spirituale del gruppo, e poi son le terre di S.Francesco. 
Andiamo lì, meditiamo, preghiamo, ci riappacifichiamo con noi e con il mondo. 'Eat, pray and love', ha raccontato un libro diventato film. 
Mangia, prega, ama. 

"Sì ma mettiamo subito in chiaro una cosa - dice al telefono una voce perentoria con forte accento emiliano  -. Voi dovete prima chiedervi: cerco Dio o no?". 
Silenzio dall'altra parte. 

Veramente Dio lo cerco da una vita, sorella o signora, e ogni tanto lo trovo perché si fa trovare, non è uno che ami giocare sempre a nascondino. 
"Qua la giornata si svolge così: 6.30-7.00: adorazione. Colazione. Lavori in silenzio. Pranzo. Tempo libero post-pranzo. Adorazione di nuovo tra le 16.30 e le 17.00. Altri lavori. Cena." 
Dio, ma è possibile che tu ti faccia trovare soltanto così, ad orari precisi come una tabella di marcia tedesca? E chi non ha orari asburgici non ti potrà mai incontrare nella sua vita? 

Il treno parte in orario. Le tre donne sole in viaggio son ilari e il bigliettaio se ne compiace: "Meno male, con tutti i musi lunghi che si vedono in giro!". Lì vicino in effetti si sente mormorare una signora: "A me ormai mi fa schifo tutto, e vedo che non c'è rimedio." Per dire il clima che si respira in questo momento in Italia. 
Le donne si raccontano gesta epiche di lontani viaggi in Israele, con gesuiti e tende al seguito. Si raccontano di famiglie che invecchiano e figlie che soffrono. Di uomini che tradiscono e donne che piangono. Le donne piangono un sacco. Si affliggono con una predisposizione innata. Però poi sono anche capaci di ridere a crepapelle. 

Ci si racconta tanto in viaggio, finché non si arriva. La vita forse è anche questa: parole, parole, parole, poi i punti li mette la vita stessa. La grammatica la mette la vita, tu ogni tanto suggerisci le parole, i verbi, le congiunzioni.

Spello è avvolta in un manto di luce cocente. Un borgo medievale turrito con aspre salite e discese ardite, di cui però all'arrivo si sperimentano solo le salite. A piedi. Suoniamo al monastero che ci accoglie, e che non è quello scandito da orari tedeschi ma soltanto da una chiara tariffa di soggiorno: 20 euro con lenzuola e asciugamani, 15 senza. Lo ha chiarito una monaca filippina al telefono con voce stridula. Si suona. La voce stridula dice che lei le chiavi le ha già date a qualcuno. E ma noi siamo appena arrivate. Orate, sorelle?

Si finisce nei sotterranei della foresteria del monastero, forse per punizione. La stanza è confortevole (due letti, branda ortopedica e bagno) ma niente colazione. Niente di niente, nemmeno una macchinetta distributrice d'emergenza. Sgomento generale. Messa al mattino, eventualmente? Ore 7.15. Ci si guarda e si capisce già tutto. 
Una raccomandazione, però, ben rimarcata dalla monaca filippina: non tenere aperta la finestra la notte sennò entrano "uccelli che pizzicano". Punti interrogativi sul volto delle tre pellegrine: zanzare? No. Quiz ornitologico serrato. Gabbiani? No. Gazze ladre? No. Falchi pellegrini? No. Quaglie umbre? No. "Uccelli con lingua rossa"...Pipistrelli! La notte si dorme a finestre spiegate. 

Cosa vuol dire avere una vita spirituale? Estraniarsi dal mondo per qualche ora al giorno? La fede può cambiare il nostro modo di affrontare la vita? Cosa vuol dire aver fede? Accettare tutto e lasciarsi fare? Arrabbiarsi ogni tanto? Mettersi un abito che isola dal mondo? Entrare in una comunità? E la fede si può esportare, contagiare, travasare? 
"Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno: è quello che Dio vuole da te", dice un canto cattolico. E quando i dolori sembra che ti sovrastino? 

E fu sera

Frate Paolo parla mangiando le parole in uno strano dialetto centro-italico. E' anche un po' storto, la testa di lato, ma felice di magnificare un quadro con una scena rara: S.Giuseppe accetta la Madonna (Dono Doni, 1565). Giuseppe sorregge Maria, che sembra stia per svenire, mentre attorno già si vedono gli suardi di riprovazione delle donne di paese. Quale grande fede dovettero avere questi fidanzati! Accettare che la ragazza che stai per sposare è già incinta, e non di te. Accettare per il suggerimento di un angelo.

Ma fede è anche la vita nascosta di questo frate che, dopo le infiorate di giugno per il Corpus Domini, raccoglie i petali secchi, li divide in barattolini per colore e li trasforma in grandi pannelli di legno sagomati con frasi da segnare: "Dello stesso dolore puoi fare una pietra o un'ala". Te lo sei segnato? "L'aquila vola sola, i corvi vanno a schiere, lo sciocco ha bisogno di chiasso, il saggio di silenzio." 

E fu mattina

Mattina del primo giorno di vacanza. Teste che pensano, immaginano, desiderano. I desideri di tre teste devono riuscire a trovare un terreno comune d'intesa. Sono teste da tavoli di concertazione. Prima, comunque, c'è da fare colazione e andare in bagno. Dio solo sa come questa essenziale funzione biologica determini molta della nostra serenità nell'affrontare la giornata. 
Nel frattempo si è fatto mezzogiorno. Mezzogiorno di fuoco nell'agosto della campagna umbra. 

La giornata si presenta di alto impegno spirituale, equamente diviso in due momenti forti: visita alla tomba di fratel Carlo (Carretto), grande uomo illuminato, piccolo fratello, sperimentatore di deserti come antidoto contro l'ubriacatura da attivismo forsennato; segue ordinazione sacerdotale e voti a vita di alcuni giovani di una bella comunità ecumenica frequentata a Roma da una delle tre pellegrine in ricerca. 

Il primo momento si svolge in una grande quiete cimiteriale, con sosta prolungata di fronte alla semplice lapide di un uomo che diceva: se, dopo che sarò morto, verrete a trovarmi sulla mia tomba, chiedete che io preghi perché voi abbiate la fede. La fede è una cosa seria, forse l'unica cosa seria della vita. Può cambiare lo sguardo, accorciare le distanze, pacificare i cuori.

Il secondo momento - ordinazione sacerdotale e suoresca comunitaria - mette a dura prova in particolare due pellegrine. Trasferta verso Trevi intorno alle 13, nelle ore di massima calura di una delle giornate più calde dell'estate. Messa della durata di due ore e trenta, con canti continui e traduzioni italo-francesi infinite. Temperatura in crescente aumento in chiesa, con finale di raggio di sole a trafiggere il collo di due delle tre donne, una delle quali decide di abbandonare il consesso, per poi ripresentarsi al momento del luculliano ricevimento festoso. 

Gli effetti della giornata sono catastrofici: blocco intestinale di una e litigio finale delle altre due per questioni di purissimo orgoglio femminile variamente ferito: una delle due è stata apostrofata come mamma dell'altra da un uomo seduto al tavolo. Quanto sono importanti per noi i giudizi degli uomini. O forse è questione di saper accettare nuove ed inaspettate maternità. La 'figlia', d'altra parte, è stata pubblicamente presentata dalla 'mamma' come colei che è stata tradita dal marito. La 'mamma' lo ha detto in buona fede, perché se non si trova conforto nelle comunità che si dicono ecumeniche, dove lo si potrà trovare?

Secondo giorno

E' necessario riprendersi dallo choc della sera precedente. Pranzo-colazione in tarda mattinata davanti ad un bel panorama consigliato dalla 'Lonely Planet'. La ragazza arriva con le ordinazioni. Che panorama magnifico, eh? "Per noi è triste", sospira la ragazza che porta il caffè americano ma non troppo lungo, il caffè macchiato con latte freddo mi raccomando e il caffelatte con più caffè grazie sennò non fa effetto. Ma guarda che siamo incredibili. Mai che fossimo soddisfatti di quello che abbiamo. E' una fatica improba questo nostro stare al mondo!

E' il giorno dell'arte, che non si mette mai da parte. C'è da visitare la cappella Baglioni del Pinturicchio nella chiesa di S.Maria Maggiore. 
E' sempre storia sacra quella rappresentata: l'annunciazione dell'angelo a Maria, che riceve un giglio di purezza, Gesù che parla con i dottori del tempio e i genitori che lo cercano preoccupati, la nascita di Gesù in una grotta che è placida campagna umbra. A me sembrano sempre visioni edulcorate di scene originariamente molto più drammatiche. Per esempio l'episodio di Gesù cercato dai genitori preoccupati mi trasmette sempre una grande ansia, forse per esperienza personale. 

Dopo la cappella, la mostra sull'Umbria archeologica, con pannelli che parlano un italiano archeologichese a tratti oscuro. Ad una rimane in testa l'espressione 'obliterazione del paganesimo', come se le religioni fossero biglietti da obliterare.

Ma il meglio lo riserva il museo delle infiorate. Il giovane all'ingresso sembra la fotocopia di Fabrizio Corona, seppure molto più gentile ed educato. Spiega con semplicità, senza esagerazioni né stress da prestazione. Commuove il modo in cui tutti gli abitanti di questo piccolo paese partecipano alle manifestazioni della tradizione, come l'infiorata del 'Corpus domini'. Nelle grandi città ci sono le associazioni, i gruppi, i volontariati dispersi, qui è un paese intero che si mette a lavorare per la preparazione di una festa religiosa. E' una bella Italia che resiste all'usura del tempo. "Cos'è il Corpus domini?", chiede una delle tre. E' il corpo del Signore. E' un mistero. Il mistero di un Dio che si fa carne, si fa pane, cibo, presenza quotidiana. E qui poi diventa fiore: prima raccolto, poi essiccato, diviso, infine usato come tempera per 'murales' stradali di petali da calpestare e affidare al vento.

Terzo giorno

Dopo l'arte e la spiritualità, arriva la natura che cura. L'archeologa del gruppo propone la passeggiata lungo l'acquedotto romano di età augustea: un paradiso di ulivi che hanno colori diversi a seconda della luce. Verde olivo nell'ora di pranzo. Grigio-verde spento quando arriva l'ombra. Miracoli della natura. 

Prima di uscire dal monastero, in realtà, le tre hanno ascoltato un micro-sermone della monaca filippina, che le ha squadrate da sotto gli occhiali assicurando che il passato è passato, basta rivangarlo, anche se si sono commessi i più gravi peccati, buttare tutto alle spalle e andare avanti. Sempre avanti. "No avete ucciso, no?". Si guardano. No. Non ancora, almeno. Può essere però che il futuro riservi sorprese.

L'acquedotto passa presto in secondo piano. Le pietre antiche si alternano a pietre moderne su cui sono incise frasi di uomini celebri. Intellettuali, scienziati, letterati. Zero santi. Se ne segnano alcune per la meditazione lungo il cammino. All'inizio: "Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi" (A.Einstein). Lungo il percorso: "Un giorno senza sorridere è un giorno perso." E ancora: "L'arte migliore è quando mano, testa e cuore procedono in accordo". Si segna, si segna tutto che qua arrivano piano piano le risposte a qualche domanda. 

Per finire con una ricapitolante preghiera: "Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di comprendere sempre la differenza" (K.Vonnegut).

Su questa frase è necessario fermarsi, per questo evidentemente i progettatori della passeggiata panoramica hanno predisposto una sdraio in legno a tre piazze ergonomica, di quelle che ti si rialzano anche le gambe. Ci si può stendere e guardare gli ulivi, Spello da lontano al tramonto con i propri piedi che si stagliano davanti. E parlare, parlare, parlare, come sanno fare bene le donne. Peccato che una delle tre - la 'mamma' - abbia problemi di respirazione e interrompa spesso i racconti dell'altra - la 'figlia' - con rumori di naso, gola, tossette, schiarimenti di voce. Tu parli dei massimi sistemi, e vicino a te c'è un cinghiale che fa versi. La poesia del viaggio assieme. 

Alla sera si riordinano carte, dépliant e cartoncini accumulati lungo la giornata. Spicca quello giallo dato dalla suora al mattino dopo il sermone esistenziale. La vita dell'uomo in 6 veloci tappe: Troppo giovane per pensare a Dio. Troppo sicuro di sè per pensare a Dio. Troppo stanco per pensare a Dio. Troppo felici per pensare a Dio. Troppo impegnato per pensare a Dio. Infine, riquadro funebre tutto nero con bara: Troppo tardi per pensare a Dio. Finale: Quando troverò il tempo di pensare a Dio?

Dio, e tu ci pensi a noi?

Quarto giorno

In genere dopo il terzo giorno uno dovrebbe essere resuscitato. E in effetti di resurrezioni si tratta. Una delle tre parte, e forse resuscita per questo. Un'altra, dopo 3 giorni di occlusione intestinale e in seguito all'assunzione di 4 pastiglie alle erbe, trascorre quasi l'intera giornata in bagno.

Questo, però, non impedisce alle due reduci di raggiungere a piedi la santissima Assisi. Sono circa 15 chilometri con il sole alle spalle, tanti pensieri nella testa e una rassegna infinita di ulivi sulla destra. Per gli ultimi 3 km decidono di approfittare di un passaggio in macchina di un amico-collega della radio provvidenzialmente incontrato nella zona. 

Assisi è una continua catechesi sulla vita di Francesco e Chiara che, prima che santi, sono stati giovani entusiasti del Vangelo. Per questo hanno anche rifiutato le convenzioni familiari, hanno sopportato parenti che avrebbero voluto imprigionarli piuttosto che lasciarli vivere in libertà, povertà e letizia. La povertà fa sempre orrore ai genitori, che desidererebbero sempre il meglio per i figli. Ma a volte i genitori ignorano cosa sia questo meglio, e si incaponiscono con i loro progetti. Sono storie attuali.

La 'mamma' assetata di spiritualità convince l'altra a restare ai vespri nella Chiesa di S.Chiara. E' anche l'unico modo per vedere il crocifisso di San Damiano, quello che parlò a Francesco ("Francesco, ripara la mia casa"), e che oggi fa il giro del mondo in hotel, case e ristoranti. 

E' un vespro al rallentatore, che spossa i presenti non avvezzi alla 'preghiera delle ore' anche per le usuali altissime, inarrivabili tonalità suoresche. Dice: in monastero non mi hanno voluta perché sono contralto. E può anche essere. Vuoi vedere che, invece che crisi di vocazioni si tratta magari di crisi di intonazioni? 
Dopo il terzo salmo metà dei presenti si alza ed esce. Bisognava resistere fino al Magnificat: quando si esce la campagna attorno ad Assisi è una festa di luce radiosa. 

Dalla Basilica di S.Francesco, tripudio di affreschi medievali che non lasciano neppure un metro di pareti vuote, ci si porta a casa una 'carta d'identità' di Francesco Di Bernardone: Nato 1181-1182 ad Assisi. Cittadinanza: il Creato. Residenza: Assisi e dintorni. Segni particolari: le Stimmate.
Segni particolari nel piazzale fuori dalla Basilica: i bagni pubblici nel sottosuolo, con truccatissima cassiera all'ingresso che chiede 60 centesimi mentre parla al telefono con la tv accesa. E siamo sempre in Italia, no?

Quinto giorno

Si esplorano i dintorni che non abbiano per forza tracce di santi: Bevagna e Montefalco. Sono le esigenze esplorative (meglio note come 'nevrosi del viaggiatore che deve vedere-conoscere-assaporare-tutto') di una delle due pellegrine rimaste, che in pochi giorni ha frequentato l'ufficio del turismo con assiduità preoccupante, chiaro indizio della volontà di evitare il più possibile le mete esclusivamente spirituali dell'altra. 

Sorretta da personale intuito e dall'immancabile Guida Touring, sempre solerte nel ripetere precisamente ciò che i nostri occhi vedono anche senza sottotitoli, propone due luoghi raggiungibili con pullman passando però sempre da Foligno. Prima Spello-Foligno-Bevagna. Poi ritorno a Foligno, e da lì altro pullman per Montefalco. Nell'attesa a Foligno, esplorazione della cappella nella stazione, che invita a "prendere al più presto il treno della bontà". Segna, segna, che anche questa ci mancava. 

Questa è l'Umbria dell'enogastronomia che i turisti esplorano. D'altronde il proposito iniziale era appunto 'Mangia, prega, ama'. Pregare si prega. Ognuna a suo modo. Amare si ama, sperimentando magari odi passeggeri. E mangiare si mangia, niente da dire. Si mangia benissimo: torte al testo con capocollo, prosciutto, salame, formaggi al tartufo, formaggi al peperoncino. Nella zona le insegne parlano di inquietanti 'coglioni di mulo' e 'palle de nonno'. Ce ne sono dappertutto. Si immaginano muli e nonni in quantità esorbitante per riempire ogni alimentari, gastronomia, negozio di souvenir. Una produzione in eccedenza di muli e nonni per dar da mangiare all'umanità affamata.  

Queste sono anche le terre d'origine del vino Sagrantino, che le tre donne hanno assaggiato da uno stesso calice poche sere prima. E a pochi passi da qui lo scultore Arnaldo Pomodoro si è inventato una gigantesca tartaruga in bronzo per segnalare un'enoteca. A piedi non è raggiungibile, solo immaginabile. 

I santi, comunque, son passati anche di qua. A Bevagna si conserva come una reliquia la pietra calpestata da S.Francesco mentre predicava agli uccelli. Difficile immaginare come sia stato possibile isolare proprio quella pietra, poi finita come una mattonella all'interno della cappella di una chiesa. La mente torna ad uno dei riquadri affrescati da Giotto nella Basilica di S.Francesco ad Assisi: quello che racconta proprio la predica del santo agli uccelli, ritratti con grande attenzione ai particolari e alle peculiarità di piumaggio. Scena semplice, quieta, francescana appunto. Ode a queste terre che, da qualunque parte le prendi (cibo, arte, spiritualià), ti riconciliano con l'Italia e con te stesso.

Sesto ed ultimo giorno

Ultimo giorno a Cascia. O forse accascia. A Cascia è nata Rita, santa dei casi impossibili, quindi molto invocata da tante persone che hanno vite impossibili. Rita è stata sposa e madre sfortunata, ma dopo la morte di marito e figli, per i quali ha peraltro invocato la fine per stroncarne i propositi vendicativi, ha finalmente realizzato il suo grande desiderio: entrare in un monastero agostiniano. E' anche la santa delle rose, perché a un certo punto della sua vita si sentì trafiggere la fronte da una spina. Attorno, gran mercato di mini-rosari odorosi di petali di rose: 1 euro la coroncina da 5. 

A Cascia le due pellegrine, già accasciate dai giorni di esplorazioni ardite, arrivano grazie ad un passaggio provvidenziale in macchina di una giovane coppia con bimba. "Andate a Cascia? Ma vi portiamo noi!". Notizia funesta per la pellegrina del Grand-tour, che avrebbe voluto evitare la tappa forzata al santuario prima della discesa a Roma. 

Ma la Provvidenza gioca sempre strani scherzi, per questo alla fine uno si deve affidare per forza. Deve assecondare, come il surfista sull'onda. Ti puoi forse opporre alle forze del vento e dei mari? No. E allora abbozza, asseconda, assapora.

C'è qualcosa di intimamente triste nei grandi santuari. Quello di S.Rita ha per esempio lunghi ascensori per disabili ma anche per abili che comunque vogliono prendere un passaggio per le altezze. E poi insegne autostradali di confessionali, penitenziari, oltre che ovviamente di bagni di cui c'è sempre bisogno. 

L'interno è di un bluette che abbaglia una pellegrina, inorridisce l'altra. Questione di punti di vista. Svolazzano sul bluette monache nere intabarrate e frati marrone. A sinistra, l'urna dov'è conservato il corpo della santa: una santa piccola, minuta, con le mani giunte. Attorno, signore in preghiera con coroncine di rosari. Arrivano le lacrime, e con esse i versi improponibili della solita congestione nasale che prende la pellegrina 'mamma' nei momenti più delicati, che poi son quelli in cui si alzano o si abbassano le temperature. Ipersensibilità al caldo e al freddo. Ipersensibilità agli sbalzi di temperature e di umori. Tanti sbalzi di umori. Tanti sbalzi di amori. 

Cascia-Roma è un soffio di pullman e treno. Un prete nero del Benin si aggiunge alla congrega. Siete sposate? No, non siamo né sposate né suore. Dunque, alla francese, 'celibataires'. Celibi. Mais oui. Celibi.

Tutto questo viaggio per scoprire che siamo ancora zitelle? 

(una voce da lontano: Ma Dio vi ama, sorelle! Gioite! E tornate a casa bel belle!)

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