martedì 19 febbraio 2013

Fieri


Chi lo sa se mai saremo davvero prof? 
I veri prof col Pof (Piano dell'Offerta Formativa),
che insegnano con la nuova 'didattica delle competenze' 
e sanno infondere negli studenti una linfa che li renda capaci di 
stare al mondo oltreché composti nei banchi?
Noi tutto questo non lo sappiamo. E in fondo forse nemmeno lo vogliamo sapere.

All'esame ci hanno chiesto di parlare delle fonti storiche, dell'importanza del tempo nella Geografia, di lingua scritta e parlata, e di Leopardi che nell'Ottocento già si interrogava sulla varietà di dialetti ed espressioni all'interno di una stessa città, e sulla conseguente incomunicabilità tra esseri umani.

Sono argomenti seri, mica da poco. 
Molti di noi son rimasti spiazzati perché si aspettavano uno scritto di quelli iper-nozionistici o comunque incentrati su un tema chiaro e circoscritto, nel quale riversare conoscenze e studi accumulati in queste settimane.  
Invece ci hanno chiesto di pensare, riflettere, proporre, seppure in un'estrema sintesi di 20 righe per domanda.
Incredibile, no? 
Anche solo per questo, mi rallegro di aver partecipato alla selezione
della futura classe insegnante, e conscia dei mille limiti che mi limitano in tal senso,
voglio comunque elogiare lo studio che mi ha tenuto compagnia per tutto il mese trascorso.

Lo studio accende il cervello, fa funzionare neuroni pigri e polverosi, 
fa venire domande infinite che generano un'infinita serie di altre domande, 
e tu non sei mai sazio delle risposte, e cerchi, spulci, scartabelli, 
e incontri rivoluzioni, involuzioni, intuizioni del pensiero umano,
lampi di genio e follìe degli uomini di ogni tempo che 
han sempre preferito far la guerra invece che l'amore, 
e poi però vedi che l'amore affiora, magari sotto forma di poesia
o di sinfonia o di quadro, o di un'intera chiesa affrescata di colori eterni. 

Lo studio ti fa vivere una realtà parallela come un film in 3D,
o come uno spinello che non ho mai fumato ma mi dicono faccia questo effetto,
ti invita continuamente a viaggiare fuori dagli stretti confini della tua vita
per immergerti in altre storie, altri racconti, altre latitudini.

Studiare non costa nulla eppure ti riempie come un pranzo di Natale,
aumenta la concentrazione contro le distrazioni funeste,
ti fa incontrare faccia a faccia con Pietro il Grande, Innocenzo III,
Federico II, Napoleone, Dante, Matilde di Canossa, Rousseau,
e quando ti chiamano al telefono tu puoi sempre dire "non posso 
perché sono con Pietro o con Matilde, mi spiace". 
Perché con lo studio o ti concentri o non arrivi in fondo;
non puoi iniziare, interrompere, ri-iniziare, ri-interrompere,
ci vuole un tempo saporoso, di qualità, un tempo che ti devi gustare in solitudine
a patto di sembrar scortese. 

E mentre studi cambia proprio la concezione del tempo: è come se il tempo si riempisse miracolosamente da solo, e tu non guardi l'orologio per dire "quanto manca all'uscita", ma per dire "son le sette e non sono ancora riuscita a venire a capo delle guerre di successione del Settecento, speriamo di chiuderle domani se non se ne vanno loro in ferie prima".

Studiare ti fa vedere il mondo bello o assurdo nella sua complessità,
è un antidoto contro ogni tentativo di semplificazione,
e per questo costa fatica e sacrificio e impegno,
ed è l'esatto opposto di tutto quello che si può comodamente
raggiungere con un clic. 

Ma è possibile che i grandi economi e finanzieri e politici del nostro Gran Mondo non se ne siano accorti? Possibile che si riesca a vendere solo plastica e pezzetti di scarto e inquinamenti d'aria con la didascalia 'Nuoce gravemente alla salute'? Possibile che nessuno, ma davvero nessuno, abbia pensato di promuovere lo studio come fonte di nuove ricchezze personali? 

Studenti che avete il privilegio di studiare perché quello è il vostro tempo e i neuroni sono freschi, volete studiare o no?
Volete chiudere almeno per un'ora al giorno Facebook-Twitter-e-quel-che-sapete-che-vi-distrae, per tuffarvi nei libri? 
Sì, quelli di carta, quelli che odorano, quelli che si sfogliano.
E se poi vi dicono che siete "fuori dal mondo", voi andatene fieri.
'Fieri' tra l'altro, in latino, vuol dire qualcosa che deve succedere e ancora non è accaduto.
Fieri di studiare, uomini e donne 'in fieri'. 
Per non infierire gli uni sugli altri. Ma imparare, anche dallo studio,
come si fa a vivere in pace, felici di essere ciascuno quello che è.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Capitano, mio capitano!

Mroz

Anonimo ha detto...

bentornata!

exgallia