domenica 26 maggio 2013

Quelle grandi bellezze

Ce l'ho davanti che mi guarda e sorride, gli occhi intelligenti e acuti. Se n'è andata a 66 anni. Era la mia prof di greco e latino del liceo. Più la guardo e più mi sembra di averla a pochi passi dal banco, mentre ci spiega Aristofane o Plauto e parla con fluidità come se fosse un libro, tenendo tra le dita un matitone da bambina. "Prof, quando lei detta...". No, lei non dettava. Mi aveva corretto subito. Il pensiero era calmo, chiaro e fluido perché, prima di uscire allo scoperto, si era già fluidificato nella testa. Era colta, appassionata, energica, stoica nell'affrontare la malattia, ha detto il prete alla messa. Forte, determinata, meravigliosa e dolcissima, ha scritto dietro al 'santino' il marito sposato in tarda età ma amato da tempo.

Più la guardo, cara prof, più mi verrebbe voglia di parlarle della 'Grande bellezza', il film di Paolo Sorrentino che descrive in un potente quadro di due ore e mezzo cos'è diventata la bellezza in quel grande ombelico d'Italia che è Roma. E forse anche in una parte di società italiana ubriacata da miti insulsi e mortiferi. A furia di rincorrere la bellezza per la bellezza, senza più conoscerne o riconoscerne le radici interiori, la bellezza si è disfatta. Si è disfatta la bellezza sul volto degli umani, che fanno di tutto per combattere la bruttezza e, grande pena del contrappasso, perdono la loro bellezza originaria. Kalos-kai-agathos, ovvero 'bello e buono' era l'ideale di bellezza per i Greci. La bellezza che parla di bontà, la bontà che esprime bellezza. Etica ed estetica assieme, inseparabili l'una dall'altra.

"Le radici sono importanti", dice nella seconda parte del film la 'santa', una vecchia suora che ha superato i cent'anni, la morte già quasi dipinta sul volto decrepito e un soffio di voce che esprime la forza e la saggezza di chi alla bellezza fine a se stessa non si è mai prostituito. Ed eccola, la vera bellezza: un inaspettato branco di fenicotteri rosa, approdato per vie misteriose sulla terrazza del protagonista del film (il grande Toni Servillo), prende il volo verso la magnificenza del Colosseo rosato dalla luce dell'alba. Il soffio vitale della 'santa', quasi icona dello Spirito, dà ali per volare. 

Volare sopra al degrado. Sopra la volgarità. Sopra l'eccesso, la trivialità, la pornografia dei corpi, degli sguardi e degli stili di vita. Vite prive d'anima e stracolme di botulino. Vite perse, abbrutite, intontite, stravolte dalle droghe e dalla ricerca ossessiva del piacere. E' il vuoto che ci circonda. Il vuoto che leggiamo nelle cronache delle berlusconeidi di questi ultimi anni, quasi insignificante ciliegina su una torta già marcia. 

Eppure le grandi bellezze non muoiono. Non muore quel guizzo di intelligenza che si vede nei suoi occhi, cara prof, che esprimono la serenità di chi si è nutrito di vera bellezza. Lei l'aveva trovata nei classici, nel classico equilibrio tra cultura greca, latina e cristianesimo. Forse ritornare alle radici è anche questo. Ritrovare un equilibrio, una sapienza, un'arte di vivere che contempli antico e moderno, che dagli antichi impari serietà e sobrietà, anima e lucidità, e del presente sappia conservare tutto ciò che non appesantisce ma eleva. Carpe diem, quam minimum credula postero. 

1 commento:

Anonimo ha detto...




Un insegnante ha effetto sull'eternità; non può mai dire dove termina la sua influenza.
Henry Adams