martedì 22 agosto 2023

Signore e signori,

ecco a voi la grande bellezza.
Roma non è una città dove andare o un luogo da visitare. E non è nemmeno la capitale d'Italia.
Roma è un'esperienza da fare. Da tuffarsi dentro senza perdere tempo a fare paragoni. Solo lasciare che la città ti conquisti.
Dalle un po' di tempo. Non accadrà subito, come quando conosci una persona. Non la conosci in due ore o in un giorno. Dalle almeno tre giorni, dalle tempo di farti resuscitare dalle tue morti e tristezze e varie malinconie. Dalle persino il tempo di scaldarti le ossa dopo il surgelamento da aria condizionata subito sul treno.

E il terzo giorno resusciti, cento per cento. Soprattutto grazie agli incontri inaspettati.  
Quando sta per scoccare la la mezzanotte di fronte a quell'eterno splendore della fontana dei quattro fiumi di Bernini in piazza Navona, può capitarti di essere riconosciuta da un giornalista siculo pensionando, che gironzola per la capitale da solo ma ha buona memoria e parte con una serie di considerazioni sul reddito di cittadinanza e la pensione minima. Poi fa domande su Trieste e cita "La rosa rossa", film con Alain Cuny da vedere assolutamente. Il giornalista dice che lui in pensione non ci vuole andare, quindi continuerà a scrivere per tenersi vivo. Gratis ma continuerà a farlo per non ritrovarsi soltanto a bighellonare nei giardini della città eterna. 

L'estate è la gioia di stare assieme, dice la pubblicità del cornetto intercettata dal treno.
Roma è la gioia di stare assieme. Ti riconcilia con il mondo. E' il mondo. E' l'accampamento di poveri senzatetto fuori dalla stazione Termini, ed è la fila fuori dal locale che fa schiacciate farcite con creatività toscano-romana. Odori avvolgenti di pecorino, mortadella, tartufo, prosciutto stagionato. I turisti impazziscono e impazzisco pure io che chiedo ben tre focacce, due delle quali chiamate "paradiso". Perché sono in paradiso. 
Guardo in alto il cielo blu e la sagoma curva, dolce, sinuosa della chiesa di S.Maria Maddalena. Ave crux spes unica. Ragazzi, guys, permesso! Un ragazzo si fa largo tra gli avventori, portando palate di focaccia che diventeranno i panini imbottiti più amati dai turisti dietro al Pantheon.

"Ma tu di dove sei?" Lo chiedono alla signora cinese i ragazzi mentre lavorano con puro stile romanesco, sempre all'insegna della massima efficienza e del massimo relax. "Di Bologna!" Risata fragorosa, affetto puro ed affettato, tutto insieme nelle sette focacce che la signora ordina per tutta la famiglia. Poi è il mio turno. Prendo tre ma ne pago due "perché la signora me sta simpatica", dice il ragazzo che farcisce. Mi arriva pure una bottiglia di vino rosso offerta come omaggio a quel gran genio "incompreso" - parola del ragazzo che la sa lunga - di Luttazzi e al suo "Can de Trieste". E ghe piasi el viiiiiiiin, cantiamo assieme e si riparte con il cuore che si è ormai scaldato. 


Roma è un antidepressivo naturale, disse un giorno una signora veneta di passaggio. Sembrava una boutade come tante, ma è la verità. The Truth. La bocca della verità dove i turisti mettono la mano. La città delle meraviglie da toccare con mano. Da fondersi dentro ai mezzi pubblici per ritrovare quella leggerezza di un tempo.

Bus, trenino e di nuovo bus, e compaiono le dune dei cancelli di Ostia: spiagge libere, alla portata di tutti, dove capita di trovare di tutto. Un popolo multicolore, multiodore, multietà. Già sul trenino da Ostiense, fermo poco dopo essere partito. Nessuno si muove anche se una voce femminile dice di scendere perché "non c'è tensione". Proprio vero, a me è davvero sparita ogni tensione che mi portavo dentro. Anche il torcicollo con cui ero partita. Mi sento a casa, rilassata, e in buona compagnia. 

Nonostante la voce dica di scendere, nessuno si muove, in compenso la signora seduta vicino ne approfitta per fare due chiacchiere: quasi mezz'ora di predica e racconto autobiografico, pressoché senza interruzioni. Roma mi ha insegnato l'arte dell'ascolto e del dialogo, specie con gli sconosciuti. Ora lo riconosco, me lo ricordo. Ora che sono completamente sbrinata e rilassata ritrovo le sorgenti di quell'arte di vivere che mi ha fatto restare per sedici anni lì, lontana da casa, dove ho trovato varie case che mi hanno accolta. Storie di accoglienza, di cuori caldi, di cuori pulsanti di vita. 
Come quello della signora ucraina che inizia a raccontarmi tutta la sua vita, guerra inclusa e alcune perle sapienziali: abbiamo 8 ore per lavorare, 8 ore per dormire, 8 ore per lodare la creazione. 

Ma che bella apertura di vita su questo trenino dove "non c'è tensione". Racconta dell'Ucraina sotto la Russia, quando non c'era possibilità di espatrio né di lettura della Bibbia, e tutti si doveva vestire con gli stessi colori smorti. Arrivata in Italia vent'anni fa e rimasta vedova da giovane, fa la badante di una signora novantenne e si rallegra di non essere diventata né ladra né prostituta. Alla fine mi dice che i testimoni di Geova rifiutano la violenza, chi di spada ferisce di spada perisce, e scende lasciandomi un cartoncino con un indirizzo internet per andare a vedere quando arriverà la fine del mondo.

Da fine del mondo intanto è il tramonto, con un sole rosso arance di Sicilia che non vuole proprio scomparire all'orizzonte, e si attarda lento, spicchio dopo spicchio, quasi esitasse a tuffarsi tutto nel mare: dono immenso del creatore! La fine del mondo può attendere. Prima c'è da fare l'ultima immersione umana estrema nell'autobus che collega il litorale con il trenino metromare. 

Bus stracolmo, multietnico è dire poco: colori tutti diversi, dal pallido al nero notte, sguardi addormentati, avvinazzati, estenuati, assolati. Ma sempre in vena di condivisione. Non devi fare nulla, solo lasciarti coinvolgere anche se non vuoi. E il signore tunisino seduto di fronte con il cellulare e la cassa a tutto volume regala a tutto l'autobus la "Febbre del sabato sera" come fossimo discoteca. Staying alive, staying alive ah-ah-ah-ah. Lui si alza persino in piedi e vorrebbe benedire con la cassa un po' il suo amico seduto vicino a me, un po' anche me, che mi scappa da ridere ma un po' mi trattengo, un po' mi guardo attorno e mi pare davvero di stare in un film di Moretti, con un pezzo di autobus che balla e muove la testa a ritmo su uno sfondo di miseria e nobiltà. Per pochi interminabili minuti. Poi si scende e un pizzico di timore l'ho avuto e capisco che bisogna stare attenti, e un signore dice "E' stata fortunata che nun je arivata la bira addosso", eppure mi dico che Roma è il più bel battesimo di umanità vera, maleodorante e splendente che si possa fare di questi tempi. Ma Giorgia lo sa? Amen. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sei straordinaria, come sempre!