giovedì 23 marzo 2006

La piega delle giornate

Le giornate iniziano sempre prendendo una loro piega.
Come i capelli.
Ieri la mia aveva preso la piega del grande capo aug.
In ufficio non c’era posto per me, e questa storia mi pareva di averla già sentita: immediata evocazione evangelica (‘non c’era posto per loro nell’albergo’), e subito dopo poohica (‘Mi dispiace devo andare, il mio posto è laaaaaaa'). Un binomio già di per sè promettente. Dunque? Dunque è libera la stanza di un grande capo, mettiti lì finché non si libera qualche altro posto. Ma io mi ci metto e mi ci sistemo da papa, anzi da papessa. Scrivania chilometrica, schermo con lampadina high-tech protettiva, telefono che sembra la scatola nera di un aereo manco dovesse registrare tutto anche quello che uno pensa, tavolino rotondo con quattro sedie per invitare colleghi simpatici (la categoria, in fondo, esiste. Però in fondo), ed affaccio panoramico su uffici del ministero dove svettano deretani di PC assistiti da impiegati che, quando vedono alla finestra due colleghe bionde più la sottoscritta (ovvero due grazie e una disgrazia), si illuminano e scrivono su un cartello: 10.
Mi è piaciuta la piega di ieri: 10.

Nessun commento: