domenica 12 marzo 2006

Pensieri pulce
(scritto sotto l’influsso di Paola Mastrocola e ‘Che animale sei?’.
Leggetelo, è davvero bello, 10 euro e un pomeriggio se ne va con gusto)

Esistono molte tipologie di pensieri. Per non farla troppo lunga, e cogliere al volo un pensiero senza stiracchiarlo troppo, ne descrivo solo tre: i cavalli, i pesci e le pulci.
I pensieri cavalli sono quelli più veloci, perché si accavallano e spesso si imbizzarriscono dentro la testa. Difficile domarli, meglio lasciarli correre a briglia sciolta, e via, vadano dove vogliono andare tanto non c’è verso di pilotarli. I pensieri cavalli hanno il gusto della libertà ed amano gli spazi aperti, chi li segue magari alla fine se ne pente ma impara a nitrire, che di questi tempi fa sempre bene.

Poi ci sono i pensieri pesce. Cioè i pensieri muti, che poi sarebbero più o meno tutti i pensieri altrimenti, se uno li trasforma in parola udibile, diventano parole, discorsi, dialoghi. Ma non più pensieri. I pensieri pesce sono quelli guizzanti, saltellanti, in un aggettivo felici, anche nella loro mutezza. Quelli che quando ti svegli inizi già bene la giornata.

Infine ci sono i pensieri pulce, che sono i peggiori. Il pensiero pulce è in genere suggerito dall’esterno. Esempio: l’omeopata ti chiede se tu piangi ogni tanto (‘si fa ogni tanto un piantolino?’ è la domanda precisa). Tu in quel preciso momento pensi che in effetti è davvero tanto che non ti fai un piantolino, e nei sei anche orgogliosa perché vuol dire che le cose ti stanno andando bene, è un momento fecondo, fertile, proficuo e produttivo. Tempo una settimana, e ti ritrovi a piangere come una demente a comando. Altro esempio: qualcuno ti chiede se x non è il tuo fidanzato, e tu dici no, cosa diavolo ti è venuto in mente, e un altro insiste, ‘bè, magari lo sarà’, e tu peggio che andar di notte, fate i conti senza l’oste, e poi anche se ci fosse l’oste, può essere che manchi l’osteria, e che manchi tutto quello che ci può essere in un’osteria, però zan!, con la velocità, l’insistenza e la punzecchiatura di una pulce, ormai il pensiero si è appiccicato alla tua testa. E tu gratti, gratti, perché il prurito è sempre fastidioso, ma niente, la pulce se ne rimane lì. Finché una sera ti gratti più forte, e il pensiero pulce muore. E tu arrivi a casa e ti senti più leggera. Perché dei pensieri pulce è bene sbarazzarsi il più veloce possibile. E abbracciare di nuovo il vento con i pesci e i cavalli.