Nomen amen
Siccome siamo in Italia, un nome apre le porte. Quelle maledette porte che sembrano sprangate normalmente, si aprono con tanto di sorriso. Basta un nome. Solo un nome. E arriva il passaporto. Arriva l'udienza. Arriva il lavoro. Arrivano i soldi. Arriva il 'prego si accomodi, con chi ha parlato?'. Con tizio-caio. 'Bene, adesso arriva, è andato a prendersi un caffè'. E arriva tizio-caio, e non c'è da dirsi granché, perché prima di tizio-caio c'è un altro nome. Un altro nome che apre la porta di tizio-caio. Però quando le porte si aprono, entra l'aria, e improvvisamente arrivano anche le parole. Tante parole, un fiume di parole. 'Lei è fortunata', 'adesso c'è la psicosi della notizia', 'quelli di trastevere li hanno tutti arrestati...sa com'è, spariva la cocaina'...'l'altro giorno è arrivato Gasparri, dice: voi ci votate sempre no? E no, non sempre, perché anche noi dobbiamo arrivare a fine mese'... 'si parla tanto di informatizzazione, qui io ho tenuto per 3 anni il computer di mia figlia'...e poi i carabinieri, le gelosie tra forze dell'ordine, i gadgets che ci sono e i PC che non ci sono, la scorta a Marini...
Quante parole. Solo perché la porta si è aperta dopo un nome. Altrimenti, facce sprangate, 'eh, mi dispiace, non è colpa mia, cosa ci possiamo fare, i tempi sono questi, torni domani, torni dopodomani, provi a tornare domani ma non è detto'. Io torno il 29 maggio. E poi si vedrà.
1 commento:
Gli ultimi due post, per me, sono i migliori della tua produzione. A parte i peli e le fissazioni depilatorie, direi. Chissà cosa sarà dopo il 29 maggio. Col cervello ossigenato. Sarai più, saprai d'aria, nuova. Con un nome in mente, una porta aperta e un così sia.
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