giovedì 6 luglio 2006

Scapoli 2. Facce


Qua i giorni corrono. Sto già per ripartire (la destinazione è una sorpresa: ascoltate Souvenir d’Italie: ogni sabato e domenica per tutta l’estate su radio2, ore 10-11.30), ma prima di fare lo zaino, rapida carrellata sui volti di Scapoli: luogo microscopico, tranquillissimo e fuori dal tempo in prov. di Isernia, Molise, dove ho trovato molti scapoli di età assai varia (ebbene sì, lo ammetto; avevo scelto il luogo per il nome, da buona zitella o più o meno).


Massimo, 28 anni, fabbro, sorride che è un piacere, mi offre il vino la sera della partita dell’Italia, e dice che lui, anche se andrà a convivere, comunque rimarrà a casa. Aiuto, soffro già di claustrofobia. Emilio, invece, 30 anni, carabiniere, fidanzato, parla come i personaggi delle commedie di De Filippo; o meglio, come gli appuntati brigadieri delle commedie di Eduardo, che scandiscono le parole in italiano mantenendo quella bella cadenza dialettale sud-italica. Ci tiene a dire che “qua ci si accontenta, ci sono i pro e i contro”, ma “si sta tranquilli”. Vero, anche se all’inizio mi sembra una tranquillità di quelle che potrebbero preludere ad uno scoppio di urla stile ‘famiglia Fetuso’ (qualcuno ricorda il Guzzanti della fam.Fetuso? Solo per intenditori: ‘Assuntina, o’ccafè; Assuntina, o’ccafè; Assuntinaaaaa! O’ccafè!’ Ed Assuntina si estingue radpidamente, con buona pace di ‘Chi l’ha visto?’). Non a caso tutti questi volti sono solo maschili, le donne quasi non si vedono in giro se non sabato mattina per fare la spesa e domenica in zona-messa.

Forse ha ragione Franco, grande maestro di zampogne e ciaramelle, animo poetico e romantico, una vena di rabbia e di tristezza che ogni tanto gli attraversa il volto scuro, meridionale: “Siamo arretrati, questa è una società matriarcale, non c’è uguaglianza tra uomini e donne...povera Italia...dove c’è ignoranza c’è la gente buona”. Franco da solo meriterebbe più capitoli a parte: il taglio di capelli alla mohicana, la moto stile Harley-Davidson, lo stile di vita censurato dal resto del villaggio; Franco che ha salvato una rondine (la stessa che ho raccolto io fuori casa), e se la tiene nel suo studiolo van gogh, per vedere se riesce a farla rivolare; Franco che conosce tutto della zampogna e nella sua minuscola bottega ne fabbrica i singoli pezzi a partire dal legno grezzo, falegname musicale sopraffino, attento ad ogni millimetro da intagliare, perché 2 millimetri possono far diventare re un mibemolle; grande Franco quando si invita a cena, e porta tonno, scatoletta di pelati, vino e aglio, e giù un sughetto sopraffino, nel silenzio più completo di un posto dove forse Cristo si è fermato un po’ prima di Eboli.


 


C’è qualcosa di dolce che mi invade quando lascio Scapoli. L’esatto opposto della tensione iniziale, quando il paese è estraneo, straniero, e tu sei una sconosciuta. Ancora una parola su Salvatore, 91 anni, cavaliere della Repubblica, 38 anni a fare il venditore ambulante in giro per il centro Italia, una gioia di vivere di quelle che molti ragazzi oggi se la scordano; il mondo è tutta una rima per lui, che affiderà all’etere un’indimenticabile rima su Montecitorio e il magna-magna della politica, che si arricchisce alla faccia della povera gente. E ancora due parole su Antonietta, gran regina di ravioli e salsa di zucchine; due pranzi a casa sua, sempre scortata dal marito Raffaele, che ogni frase la ritma con un ‘hai-capit’? Sì, Raffaele, ho capito. Ho capito che qui vivete come 50 anni fa, e ogni tanto mi pare che questo potrebbe anche essere il mio tempo.

1 commento:

estemilda ha detto...

Ciao Lucia, ti ho ascoltato oggi alla radio e ora scopro il tuo blog. Prometto di leggermi i post vecchi. Un saluto da salvatore