sabato 21 ottobre 2006

Angeli

Poi arriva il sabato e non c'è nessuno. Allora un prof. ti racconta che anche lui è lì "per caso" o "per destino". Perché era un promettentissimo tenore, e nel momento più promettente gli si è rotta una corda vocale. Tutto distrutto in un secondo. Il mondo ti cade a pezzi. Così è arrivata la scuola, e "con i tempi che corrono meglio tenerla stretta". Trentacinque anni da prof per caso. Ti immagini fosse anche il caso mio?
E poi guardi le sgallettate di 'Amici' di Maria e ringrazi che se non altro, in classe, sono tutti maschi.

6 commenti:

Dichtung ha detto...

Allargando lo zoom, non siamo tutti qui per caso?

F4Bi4No ha detto...

Se fosse il caso tuo, sarebbe meglio. Perché vorrebbe dire che il destino tuo è un altro.

INSEGUILO!

Ah, per inciso, secondo me, qualcuno, qua in questo tempo - oltre che per caso o destino - ce sta pure per sbaglio.

lucicosmo ha detto...

Io ste cose del caso non le capisco mai bene.

lucicosmo ha detto...

PS: è la fede che mi impedisce di credere nel caso. Almeno così credo nei momenti più ispirati.

Dichtung ha detto...

E' la fede nel caso che mi impone di essere atea. Nemmeno il più rigido determinismo sfugge ai tiri birboni del clinamen.

utente anonimo ha detto...

Caso, necessità e tempo. Di questo siam fatti.
Ma è meglio scivolare nel dubbio che stagnare nell'errore.
Siamo frutti del caso e il tempo ci fornisce ciò di cui abbiamo bisogno? Forse.
Il tempo ha bisogno di noi, esseri casuali? Non sembrerebbe.
Un dio ci ha reso bisognosi del tempo per curare le ferite del caso? Non ho tutte le prove.
Ho bisogno anch'io di una fede, del dubbio non mi fido e mi affatica.
carla