venerdì 13 ottobre 2006

Venerdì 13

Giorno di catastrofi. E giorno in cui firmo l'accettazione di una supplenza annuale in un istituto tecnico sotto casa. Ieri, alla convocazione di un ipotetico esercito di 700 'aspiranti', mi sono presentata solo io ad 'aspirare' in qualità di 'surroga', ovvero quelli che chiamano se proprio gli altri non si presentano. Non si presenta nessuno, ergo la 'surroga' può scegliere con tutta calma. Alcune disponibilità in scuole centrali, e una a poco meno di 400 metri dal portone del condominio in cui vivo. E' un zegno del Signore, lo dice anche mio padre che a questo Zignore non è che ci creda un granché, per questo fa impressione sentirglielo dire e io quasi quasi mi commuovo. Ma la scuola non conosce tempi di emozione, almeno all'inizio, quando tutti consigliano di mettere subito in chiaro "le regole" (quali? che non si deve fare pipì durante le lezioni e robe del genere) e mostrare "che sai dove vuoi arrivare". E' appunto quello che mi preoccupa: io non so mai dove voglio arrivare.

Mi presento questa mattina alle 8 smadonnando interiormente. Ancora non si sa niente di preciso sull'orario, un insegnante mi chiede già di fare 'presenza' in una classe la prima ora ma non ho ancora firmato, che peccato, sarà per la prossima volta, prima ora scampata.  Perché la scuola è così: firmi e puoi essere in classe già 10 minuti dopo, davanti a 20-30 facce di adolescenti pronti a sbranarti. Prospettiva sempre molto positiva la mia, ma mi ricordo come eravamo noi davanti ai supplenti o agli insegnanti delle materie minori. Quella di storia dell'arte usciva ogni volta con i capelli ritti, e il suo sguardo, impossibile da scordare: un occhio costantemente appalla, fisso nel terrore di non riuscire a comunicare niente della sua bella materia, disperatamente confinata nelle ore finali della mattinata. La sorte di italiano e storia negli istituti tecnici, insomma. Dunque sono preparata.

In poche ore ho conosciuto una quindicina di insegnanti, preside, vicepreside, signore della portineria, signore della segreteria amministrativa, signora della segreteria didattica. Ho visto volti affranti (di un'insegnante di lettere più o meno coetanea: "E' impossibile insegnare qui, assurdo". E inghiotte le pastigliette omeopatiche), volti vecchi fuori e maturi dentro, volti vissuti, belle facce nel complesso. Vive, ogni tanto forse un po' schizzate ma se non altro vive. Sì, nonostante le mille remore e mille paure che adesso fanno a botte dentro, penso che la scuola pubblica italiana sia un luogo di vita e non di morte. Come invece altri ambienti lavorativi dai quali sono scappata. Se mi dovessi pentire di quello che ho appena scritto, lo scriverò chiaramente. Buon venerdì 13 a tutti! (fatemi gli auguri, via, non costa nulla)

3 commenti:

Dichtung ha detto...

Auguri alla proffe!
Per non farti cogliere impreparata da possibili scenari:

http://www.notadisciplinare.it/

lucicosmo ha detto...

Data un'occhiata, notevole! Da me per ora il registro è semivuoto nelle ore serali, e al posto degli assenti si segnano i presenti (1 sabato; 3 il venerdì pomeriggio). Attendo con ansia di incontrare le classi del mattino, che mi pare promettano bene.

reggistafabbiu ha detto...

Cara Luciuzza, non ti ho mai detto che io nacqui il venerdì 13 aprile del 1979, che era anche venerdì santo di Pasqua...
E che in questo venerdì 13 ottobre 2006 ebbi a compiere 27 anni e mezzo esatti...
E che una donna (ah, le parigine...) con cui solevo accompagnarmi non molto tempo fa era nata di 25 dicembre e quindi insieme comprendevamo nelle nostre date nascita e morte di Cristo...
Così, per la cabala.