martedì 14 novembre 2006

Ci vorrebbe

Pasolini per trasfigurare certe scene di vita scolastica. E il mare per andarci a fondo, come cantava Masini, oggi ospite da Fiorello con tanto di fans sfegatati fuori da radio2 nel tentativo 'Disperato' di entrare.

Il ragazzo che si mette le mani nelle mutande davanti a te per "aggiustarsi le palline", ieri c'aveva 40 di febbre ed è distrutto, "nun ja faccio a fare er tema alla prima ora",
quell'altro che si siede vicino a te e chiede: "Professorè, ma come fate a fare le professoresse? E' terribbile...".


E poi il tema sugli interessi: "Io nun c'ho interessi... Posso scrive che tra i miei interessi ce sta rubbare motorini e spacciare?"
Le insegnanti, anche quelle più navigate, accusano qualche colpo. Cosa rispondere? Come reagire? Ma soprattutto cosa insegnare? Ha ancora senso la parola 'insegnare' in contesti di degrado sociale come questi? E questo è degrado sociale o semplice specchio della società, con la differenza che gli adolescenti sono molto più diretti degli adulti?


E ancora: servono crocerossine, assistenti sociali, saltimbanchi, dittatori o semplici esseri umani non spaventati? Ma come si fa a non spaventarsi di fronte al profluvio di bestemmie, ai pestaggi in diretta, agli episodi quotidiani di bullismo? Servono fondi alla scuola. Ma la scuola, o almeno alcune scuole hanno toccato davvero il fondo, e questo finale lo so che fa schifo ma mi veniva naturale così.

5 commenti:

utente anonimo ha detto...

Tanto per cominciare, forse non dovremo nemmeno più chiamarlo bullismo: perché di violenza si tratta, bell'e buona.
Cos'è questo termine, "bullismo"? La gente pensa: bullismo=bullo=ragazzate=cazzate.

Come possiamo risolvere un problema se non lo comprendiamo completamente? E il primo passo per comprendere un fenomeno nella sua essenza, non è forse quello di chiamarlo col nome giusto?

lucicosmo ha detto...

D'accordo. Dello stesso avviso il padre del ragazzo down picchiato in una scuola torinese (Repubblica di oggi, p.13). Ma dopo aver chiamato con il giusto nome 'la cosa', cerchiamo di capire? Oppure rinunciamo a capire e cerchiamo soluzioni?

utente anonimo ha detto...

"Down", "autistico", per i giornali è la stessa cosa, basta vendere. Eppure le parole hanno un senso.

lucicosmo ha detto...

Anche a me ha colpito sentire oggi alla radio parlare di ragazzo 'autistico'. Le parole hanno un senso, ma noi abbiamo perso il senso dell'uso corretto delle parole.

utente anonimo ha detto...

La violenza di oggi non supera quella di ieri. E le stagioni di oggi non sono diverse da quelle di ieri.
La guerra di oggi non è meno violenta di quella di ieri. Le mezze stagioni esistono ancora e grazie alla natura che è sempre la stessa stiamo vivendo un autentico autunno.
La violenza è insita nell’uomo e si manifesta in maggior misura nell’età pre-coscienziale, qualcosa di simile diceva già Vico nei Principi di scienza nuova. L’adolescenza: uno stato di pre-coscienza durante il quale l’individuo, ancora acerbo e "ignorante", tenta disperatamente l’affermazione di sé con gli scarsi strumenti che ha a disposizione, tra i quali sono l’istinto e spesso l’efferatezza.
In questa epoca ogni atto umano o naturale diventa fenomeno “prodotto e indotto” dai mass-media.
La madre che ha ucciso il proprio figlio è la star del momento.
Acquazzoni violenti in piena estate sono l’argomento principale.
Una nevicata a maggio sommerge tutte le guerre. Ma la guerra non è violenta, la guerra è buona perché dona la democrazia agli incivili! Perché i mass-media non condannano apertamente la violenza degli stati? Perché pensare alla punizione della madre snaturata e non alla pena per lo stato che lancia missili sui civili?
Il fatto è che non dovrebbe interessare a nessuno di noi se una madre ha ucciso il figlio, se i fulmini in agosto uccidono le persone. Non sono queste notizie da approfondire selvaggiamente. L’atto violento di una o di due o di tre persone fa più notizia dell’atto violento di uno Stato intero!
Ma anche i violenti-bulli della scuola torinese stanno vivendo il loro momento di gloria mediatica! Li troveremo presto nella casa del grande fratello, ad espiare le colpe in comunità.
“Commetti un’azione illegale e immorale e noi, capitalisti di notizie, faremo di te un fenomeno da esporre” e dimostreremo che non c’è più religione e che non ci sono più i valori e che non ci sono più le stagioni di una volta e se poi è esistito Hitler, pazienza, adesso non stiamo qui a ricordare! La violenza della storia, di ieri e di oggi, ora non ci serve e soprattutto non si vende.
Carla Deiana