lunedì 4 dicembre 2006

Non so

Mi succede sempre così. Che prima vorrei scomparire dalla faccia della terra, sotterrarmi da qualche parte perché questa scuola mi pare troppo invasiva nella mia vita. Poi torno a casa e c
erco su Internet Wislawa Szymborska, la poetessa polacca premio Nobel per la letteratura di cui abbiamo letto oggi una poesia in classe, e guarda che meraviglia viene fuori.

"L'ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti in genere. C'è, c'è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall'ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. Ci sono medici siffatti, ci sono pedagoghi siffatti, ci sono giardinieri siffatti e ancora un centinaio di altre professioni. Il loro lavoro può costituire un'incessante avventura, se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove. Malgrado le difficoltà e le sconfitte, la loro curiosità non viene meno. Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro un profluvio di nuovi interrogativi. L'ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante 'non so'.


Di persone così non ce ne sono molte. La maggioranza degli abitanti di questa terra lavora per procurarsi da vivere, lavora perché deve. Non sono essi a scegliersi il lavoro per passione, sono le circostanze della vita che scelgono per loro. Un lavoro non amato, un lavoro che annoia, apprezzato solo perché comunque non a tutti accessibile, è una delle più grandi sventure umane. E nulla lascia presagire che i prossimi secoli apporteranno in questo campo un qualche felice cambiamento." (Wislawa Szymborska, dal discorso tenuto in occasione del conferimento del premio Nobel, 1996)

Così ringrazio comunque questa scuola invadente e invasiva come un'edera, soffocante come un amore non corrisposto, scorticante come una carta vetrata. Anch'io non so come sto lavorando, non so se sono o se sarò mai una brava insegnante, non so se riesco a comunicare qualcosa mentre sono in classe né se davvero sto insegnando storia e italiano. Non so mai dare risposte certe, e non so se questo sia poesia, insicurezza cronica o abbandono a quell'ispirazione che spesso squilibra e lascia oscillanti nel vento (che qui a Roma, parentesi, non c'è quasi mai). Intanto so che non so. E se una grande poetessa polacca ha imperniato su questo concetto il suo discorso da premio Nobel, un po' di conforto a tutti noi che non sappiamo mai niente ci deve arrivare. O no?

4 commenti:

utente anonimo ha detto...

Adoro Wisława e seguo quasi* alla lettera i suoi consigli per scrivere il curriculum.
Dichtung

*ometto la foto con l'orecchio in vista

lucicosmo ha detto...

Certo che sei incredibile, Dichtung. Sei anche riuscita a scrivere quella 'L' stracciata alla polacca, di cui ho scoperto l'esistenza proprio ieri grazie alla presenza di uno studente polacco in classe. You're definitely terrific! (nel senso americano del termine, emmò vediamo se mi mastichi pure l'americano spinto)

Dichtung ha detto...

Thx. By the way, do you want me to write East Coast or West Coast slang?

Dichtung ha detto...

Per quando ti stanchi dell'anglosassone:

http://www.alcuinus.net/ephemeris/