venerdì 19 gennaio 2007

Mi fido di te

Non ci credevano e invece l'ho portata. 'Mi fido di te', di Jovanotti, evocata la settimana scorsa durante il compito di italiano. Machessignifica "la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare"? E' un verso bellissimo, ci si può ragionare sopra. A parte, nota a margine, che non si può sempre capire tutto nella poesia come nei testi delle canzoni. Comunque trovo il testo su Internet, lo porto in classe e la prossima volta discutiamo. Detto-fatto. Registratorone che io in casa me lo sogno, cd masterizzato dal 'rassicurante F.' (ma perché avevi scritto 'dalla' rassicurante F.? Che qualcuno pensava avessi addirittura la dedica di Jovanotti), e alla seconda ora, dopo un tentativo di incendio sedato sotto il banco e l'impallinamento della carta geografica (unica carta esistente in tutta la scuola, datata 1983, e poi insistono a fare progggggggggetti per impiegare i fondi scolastici; compriamo carte e atlanti che facciamo prima), attacco la traccia n.2 di 'Buon sangue'.

Rabbia-stupore-la-parte-l'attore-dottore-che-sintomi-ha-la-felicità. Per me ha il sintomo che con Jovanotti, come con Orfeo, le fiere si calmano e stanno in silenzio a seguire il testo della canzone. I più bei 4 minuti della giornata. Belli, cullati dalla musica che è una meravigliosa ballata romantica, mentre dentro concepisco proggggggggggetti rivoluzionari in cui la letteratura è sostituita dalla musica e la storia anche. Guardo i platani lungo il Tevere, la giornata calda, le fiere che dondolano la testa e canticchiano i versi, e vorrei avere un loop eterno, infinito, per cui 'Mi fido di te' non si ferma mai, prosegue per tutta l'ora, e alla fine la cantiamo tutti, un po' come in certe scene dei film di Moretti, ed entrano in classe anche i bidelli a vedere che succede. Ma questa è verità, non finzione. Entrano sul serio i bidelli a sentire Jovanotti, e pure un paio di ragazzi di un'altra classe, anche se poi, finita la musica, finisce la magia.

Perché si inizia a ragionare sul testo, cosa che forse non si dovrebbe mai fare però la tentazione è forte, e comunque qualcosa esce sempre fuori. "Che qua nessuno te da mai niente gratis" ('l'affitto del sole si paga in anticipo'), che a fidarsi delle persone a volte si prendono enormi fregature, che 'la dea dell'amore si muove nei jeans' è una chiara metafora (avojjjja se è metafora) e poi - grande finale - che "le paure sono in realtà desideri". Il ragazzo che pronuncia la frase storica viene quasi menato dal compagno, ma secondo me per affetto, e perché in fondo l'ha detta davvero grossa e bella, e semplice, come solo i ragazzi sanno dire.
La prof., esausta, esce dalla classe trascinando il registratore come un cane al guinzaglio. Un sentito grazie a Lorenzo Jovanotti.

2 commenti:

utente anonimo ha detto...

le paure sono in realtà desideri, devo ricordarmelo.. devo ricordarmelo.. devo ricordarmelo.. devo ricordarmelo.. basterà?

ps. ho scritto 'dalla', perché si riferiva a la eFFe (in quanto lettera). e ho capito IN EFFETTI che, mi sa, c'è uno sdoppiamento: la eFFe è rassicurante, mentre il soggetto F. (in quanto me), solo - attualmente - instabile. ma ne vengo fuori, oh, se ne vengo fuori..

pps. ti prego, lorè, fa un concerto, qualcosa.. che c'ho bisogno di te.

utente anonimo ha detto...

e, beh, grazie, lucì.