giovedì 4 gennaio 2007

Ritrosìa

Come se fosse arrivata una specie di ritrosìa che decide lei quello che c'è da scrivere e soprattutto quello che c'è da non scrivere.
Ieri la mano stretta a Nanni Moretti, il desiderio di dire qualcosa di sensato, lui che chiede "e com'è che sei a Roma"? Lungo mmmmmmmmmmm, e poi così, più insulso dell'insulso: "Per Roma". Caro Nanni, avrei anche potuto dire "per te", ma non sarei stata credibile anche se dentro ti voglio un gran bene. Il bene che si vuole a quelli di cui avverti la sofferenza intima, il tormento inguaribile, la nevrosi ammorbante. Ma come si fa a dirtelo così, stringendoti la mano al Sacher alla fine di 'Ecce Bombo'? Eh? Come si fa?

Eppure bisognerebbe farlo, invece che muoversi scoordinatamente davanti a te come un burattino dinoccolato per dirti che "questa sera si avvertiva un'aria pesante", così diversa da quando c'era stata la presentazione del 'Caimano'. E giustamente tu, Nanni, dici: "Ma parli di te o di me"? E cos'è già questa intimità per cui ci diamo del tu? Figurati se adesso mi metto a parlarti della mia aria pesante, via, cioè sarei anche capace di ammorbarti da subito, ma il problema con gli uomini problematici è che voi, uomini problematici, non avete spazio per ospitare i problemi e le pesantezze delle donne problematiche.

E così non ci si incontra mai. Perché a noi problematiche piacete voi problematici, mentre voi a noi non ci volete ascoltare perché ne avete già a sufficienza delle vostre problematiche e complicazioni. Risolve bene l'amica dell'amica triestina che conclude: "Per mi el xe tropo cervelotico".
 

Nessun commento: