venerdì 19 gennaio 2007

Ultim'ora

Finalmente, dopo 10, o forse 20, o forse anche più di 50 anni, ci siamo arrivati.
'La mafia dei baroni', titola questa settimana l'Espresso.
Inchiesta su tutti i concorsi vinti da amici e parenti dei baroni universitari.
Chi ha avuto esperienza diretta del sistema accademico italiano,
inalando a piene narici il marcio che lo abita,
conosce il problema da vicino.
Così vicino che molti hanno abbandonato il campo per il fetore nauseabondo emanato da corsi di dottorato inutili e dannosi, posti di assistente/ricercatore assegnati a certi e non ad altri per criteri lontani dalla meritocrazia che ora si invoca nella pubblica amministrazione, vessazioni di vario genere subite in nome di una passione debole come quella dello studio di una qualsivoglia disciplina.
Ora, baroni, siete smascherati.
Quanti altri anni ci vorranno per bonificare il territorio da voi ingiustamente occupato? Ma soprattutto: siete consapevoli del fatto che un'intera generazione di cervelli è in fuga o ridotta al silenzio per il vostro comportamento colpevole?
Se sì, scrivete un commento sulle Cosmeticomiche. Vi aspettiamo.

11 commenti:

utente anonimo ha detto...

Purtroppo è cosi' ed il peggio è che non cambierà niente neanche stavolta. Aveva ragione Giovanni Agnelli (fu avvocato) nel proclamare che "non c'è niente di meglio che un governo di sinistra per attuare una vera politica conservatrice e padronale", lo sfascio di oggi nel Mondo Accademico Italiano è solo il prodotto di quella che è stata la piu' devastante retro-involuzione nostrana, cioè il 68 e i mostri che ha generato. L'unica politica che pagherà per noi giovani sarà un vero e radicale cambiamento liberista per sradicare finalmente tutte le sacche di potere e di baronato presenti nella società... Senno' passamo 'a vita a pagà la pensione a sti vecchi zozzi e a noi chi c'a paga?

CORE DE STA CITTA'

lucicosmo ha detto...

Per un momento ho pensato che ci fosse davvero il commento di un barone (non rampante)! Senti ma come dovrebbe attuarsi questo 'radicale cambiamento liberista'?

Dichtung ha detto...

Certo! Nel '68 governava (come sempre, dal 1945 al 1994) il PCI, che vedeva nei Presidenti del Consiglio Aldo Moro prima e Giovanni Leone poi due dei suoi esponenti rivoluzionari più ortodossi e fedeli al marxismo-leninismo. Di più, gli stuoli di docenti universitari, medici, avvocati ed ingegneri dei gruppi parlamentari della CdL, notoriamente tutti liberisti da AN a FI passando per la LN, lottano diuturnamente contro le sacche di potere e di baronato presenti nella società. Dimenticavo, il più liberista dei liberisti, negli anni più cupi dello stalinismo italiano, era in grado di ottenere licenze edilizie e di far deviare le rotte degli aerei di Linate che disturbavano la quiete di Milano 2 grazie a sapienti investimenti e strategie di mercato e senza chiedere alcunché alle giunte socialiste di turno, si iscriveva alla loggia P2 per poter applicare i suoi sani principi liberisti assieme a quattro amici altrettanto liberisti, faceva affari con la Banca Rasini, che all'epoca lavava liberisticamente più bianco delle altre, ed otteneva nel 1984 - naturalmente liberisticamente e senza alcun appoggio da parte del governo Craxi - l'approvazione del primo dei decreti legge che gli avrebbero consentito, nel vuoto legislativo di allora, di riprendere le trasmissioni su tre reti in tutta Italia, il tutto sempre coerentemente in nome di un cristallino ed adamantino liberismo.

utente anonimo ha detto...

forse l'interlocutore romano intendeva dire "liberale" anziché "liberista". comunque sia, lo stato in cui versa l'università italiana è sotto gli occhi di tutti così come le corresponsabilità volontarie di decenni. Com'era quella frase? "un sistema ti attrae o ti respinge nella misura in cui tu sei con esso compatibile", se non era proprio così, almeno il senso è questo

"Uno dei tanti, ma tanti cervelli in fuga intra et extra moenia", buonasera

utente anonimo ha detto...

Buonasera al cervello in fuga, grazie per aver lasciato il segno qui, tutti i cervelli in fuga fuggiti o anche sfuggenti sono sempre i benvenuti. Sono felice di ritrovarmi incompatibile con una fitta e nutrita serie di sistemi. Ciao!

utente anonimo ha detto...

secondo me dichtung non ce stai a capi' niente. "cambiare tutto per non cambiare nulla" questo è stato il 68, solo il cambio di una classe di potere, non un nuovo modo di vivere la politica e la società, ed infatti vedi bene che tutti i duri e puri di Lotta Continua, Potere Operaio, quelli che volevano cambiare il mondo sono finiti (poverini) dall'altra sponda a fare peggio di quelli che contestavano (cioè i porci comodi loro).
Puoi pensare e scrivere quello che vuoi , ma la realtà dei fatti non cambia, in Italia si fa la corsa solo a stringere la poltrona, il resto non conta.
Il liberismo sarebbe semplicemente mettere i meriti e le capacità di ogni individuo al primo posto dei valori, non le classi non i privilegi sindacali non lo sfacelo dell'italia che vedi ogni giorno con gli statali che tutto fanno tranne che lavorare e senza responsabilità alcuna, dico ZERO. altri invece fanno la fame, sai perchè? perchè quelli di cui sopra, tra cui i tuoi amati professori e baroni, non mollano il posto manco a 90 anni.
mettiamo una legge che quando uno statale trasgredisce i regolamenti o si assenta dal posto di lavoro deve essere licenziato, questo sarebbe rivoluzionario, ma si sa i sandacati sarebbereo subito pronti a bloccare tutto cosi' come le pensioni, e tenemose tutti sti pensionati, pure il tfr gli diamo.
come diceva un tuo caro amato regista continuiamo cosi' facciomoci del male

CORE DE STA CITTA'

Dichtung ha detto...

Caro CORE, c'hai ragione: nun ce stavo proprio a capì niente, ed è per questo che me ne so annata dal Bel Paese. La tua personalissima definizione di liberismo mi ha però consentito di capire un po' meglio il tuo pensiero. I fatti sono innegabili (non avrai mica capito che sto con i baroni?), è l'analisi delle cause con demonizzazione di intere classi sociali che non mi trova d'accordo. E' da molto prima del '68 che l'Italia soffre di inguaribile conservatorismo: se ti va, puoi trovare l'anamnesi di questa malattia nei Vicerè di De Roberto. Temo si tratti di un dato culturale di fondo difficilmente sradicabile e sono convinta che questo dato si annidi anche tra le fila dei cosiddetti liberisti (da cui la mia "spatafiata" nel mio primo commento, per la quale mi scuso con l'autrice del blog).

lucicosmo ha detto...

Trovo meraviglioso questo scambio di commenti su un tema in realtà tragico. Perché non scriviamo una serie di lettere aperte a baroni-enti-aziende-governo-italia-tutta? Progetto un po' ambizioso, dite? Oppure un pamphlet di ispirazione illuminista intitolato 'Perché l'Italia è alla deriva'. Non ho altre idee attualmente in quanto reduce da nuovo attacco influenzale. La scuola (statale) mi uccide.

utente anonimo ha detto...

e a che serve scrivere le lettere ai baroni? non è forse george bush uno dei più attivi uomini che lottano quotidianamente contro le ingiustizie? non sono forse i baroni accademici i portatori del verbo e del nuovo nel mefitico sistema italiano? non è forse il cavaliere SB il nuovo che avanza? Scrivere per scrivere tanto vale scrivere sui blog che almeno non ci intossichiamo l'anima. lasciamo le proteste ai protestanti e a dichtung che è sempre troppo polemica (non è un accusa anzi fa tanta simpatia). Buona domenica a tutti gli internettauti che hanno voglia di cambiare il mondo e che sanno che non ci riusciranna...
Uno dei tanti

lucicosmo ha detto...

Generazione disillusa e disincantata che non siamo altro.

charm ha detto...

I danni provocati dai baroni avranno effetto per chissa' quante generazioni a venire.

Cervello in fuga