venerdì 30 marzo 2007

In memoria di me

E' una settimana che sento di dover scrivere qualcosa sul film di Saverio Costanzo 'In memoria di me'.
Ci sono andata ad un'ora in cui gli occhi fanno fatica a rimanere desti,
e il film in questione non si presta certo ad una visione notturna.
Scuro, lento (diceva l' amica Carla), zero azione, zero emozione, colori, volti e atmosfere freddo-umide. Non a caso la pellicola è stata girata sull'isola di S.Giorgio a Venezia.

Non so dire cosa racconti la storia.
Pensavo fosse la storia di una vocazione gesuitica messa in crisi dall'istituzione, ma il film mi sembra dire molto di più: cos'è la libertà, cos'è l'amore, qual è il senso degli ordini religiosi, qual è il senso di una vita chiusa ma aperta a qualcosa che non si vede. Alla fine il protagonista, dopo aver sperimentato dubbi e angosce varie, rimane DENTRO, mentre un altro confratello, carattere passionale e istintivo, ESCE fuori dal collegio-convento. Entrambi hanno finalmente il sorriso, come a dire che tu puoi scegliere di fare la suora di clausura o la manager della Fiat, l'importante è che rispondi ad una chiamata che senti nel profondo.

Mi sono a lungo interrogata sul senso della vocazione religiosa, e non credo di essere giunta ad un punto fermo. Anch'io, come il protagonista, alla domanda degli esercizi ignaziani (cosa vuoi diventare?) ho risposto che volevo diventare 'una persona, una bella persona'. Solo questo. E credo che il cristianesimo, ovvero il Vangelo, ovvero la vita di Gesù indichino una bella strada da percorrere in direzione di quel desiderio. Il problema, come si sa, sono poi le istituzioni religiose, quelle che sembrano esistere ormai solo per mantenere un ordine ed enunciare principi di saldezza morale. S.Costanzo, per la verità, mi sembra essere stato quasi troppo severo nei confronti dei collegi gesuitici, dove si trova molta più bella gente di quella mostrata nel film. Ma può essere che la mia sia una versione falsata dal fatto di aver conosciuto questi luoghi da visitatrice esterna, e in più donna.

Così alla fine mi chiedo: sarei più felice DENTRO o FUORI? Bisognerebbe provare a stare dentro, ma ho troppa paura di uscir fuori di testa, dentro.

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