La mia rivoluzione
è silenziosa.
Troppo pigra e lenta per dare nell'occhio.
La mia rivoluzione è una casa vecchia
in affitto con le pentole giuste per 2-3 persone
che non conosco,
compagni di viaggio passeggeri
e stranieri.
La mia rivoluzione è che non voglio niente di più
di quello che ho
e se mi chiama il centro Tim per propormi di comprare
un altro cellulare di nuova generazione,
io dico no.
La mia rivoluzione è un rifiuto non-violento
dell'assioma 'vali tanto quanto hai'.
La mia rivoluzione è vivere la precarietà come un'opportunità
e non come una condanna.
La mia rivoluzione sei tu che mi ascolti
e che mi leggi,
lontano.
La mia rivoluzione sono io,
ogni giorno diversa,
ogni giorno maldestra,
ogni giorno ginestra
nel deserto.
venerdì 23 marzo 2007
alle
15:57
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5 commenti:
Silenziosa e discreta, ma, sappilo, niente affatto solitaria.
Me ne compiaccio. Un po' di tempo fa avevo letto che - mi sembra proprio in Germania - c'è chi sta promuovendo nuove forme di baratto per evitare di mettere in circolazione denaro.
la tua rivoluzione è già in cammino. e io metto scarpe comode.
Vero, si chiama "Gib und nimm" (dai e prendi). C'è molto più radicalismo di quanto si possa pensare, ad esempio in tema di ambientalismo, movimenti no global, ecc., ma c'è anche molto sano pragmatismo nella vita quotidiana. Io sto finalmente respirando aria densamente europea e sto gustando con estremo piacere la vera multiculturalità.
Eccomi a interagire con questo bellissimo blog... Stanotte mi è tornata in mente questa tua rivoluzione lenta. Non riesco ad essere così calma, io, nella precarietà, però ti ascolto, e ci sono; anche solo nell'ultima parola.
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