mercoledì 14 marzo 2007

Omeopatia

L'omeopata è una signora carina e gentile che fa domande curiose e alla fine ti chiede novanta euro.
Cioè non li chiede lei ma la sua segretaria, che è altrettano carina e gentile.
Per questo centellino le visite e in genere faccio trascorrere circa un anno tra un consulto e l'altro, anche se alla fine della visita le lascio sempre dire quelle belle frasi chiare e lapidarie del tipo 'Allora noi ci vediamo prima delle ferie di agosto'. La rivedrò, se va bene, tra un anno, signora, ma è così carina che, se lei è contenta così, anch'io sono contenta.
Ieri la domanda più bella è stata: "Ha un pensiero fisso?".
Ora provate a dire così, a freddo, qual è il vostro pensiero fisso.
Tre, due, uno, sparate.

A me ne venivano 3000 tutti insieme. Poi ho detto quello più fisso e cupo.
Di essere una disadattata totale, di non riuscire ad integrarmi in nessun ambiente, di sentirmi sempre un pesce fuori d'acqua.
Più uno tira fuori pensieri problematici, più gli omeopati secondo me sono contenti. Perché gli dài la possibilità di esprimere un parere su una sostanza grumosa come l'animo umano, sempre in movimento. E cosa ci rende felici? Il fatto di rendere felici gli altri. L'armonia, alla fine, è una questione di scambio di felicità. Io ti rendo felice con la mia infelicità, dottoressa, e tu mi rendi felice dicendomi cose carine che non mi appesantiscono ulteriormente l'esistenza. Ecco perché alla fine bisogna sborsare novanta euro.

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