mercoledì 14 marzo 2007

Se anche i docenti fanno 'oh'

Lo confesso.
Dopo questi 6 mesi di scuola provo disagio a leggere gli articoli dedicati al 'Bullismo' (v.ieri quello di M.Serra su 'La Repubblica', paginone centrale).
E' forse un disagio di presunzione, o solo di stanchezza, unito all'impressione che molti di quelli che scrivono e discettano sul fenomeno non hanno mai trascorso 5 minuti nell'aula di un istituto professionale italiano in veste di adulto insegnante in preda ad una crisi di nervi mentre mezza classe gioca a carte uno incendia la lattina di Coca-Cola e gli altri sono dispersi nei cessi.


Detto questo (locuzione che nei collegi docenti e nelle riunioni tra insegnanti intra-moenia va davvero forte), la scuola non è solo bullismo, come ha cercato di scrivere qualche giorno fa uno studente napoletano già passato agli onori della cronaca. E anche in un istituto professionale crescono rose selvagge e impreviste, tant'è che, se c'è una cosa che forse può oggi salvare la professione docente, questa è la capacità di 'fare oh', come cantava Povia due anni fa. Se anche i docenti 'fanno oh' per lo stupore e non per il disappunto, chissà, magari ci salviamo in tempo.

Ieri ero rintanata in biblioteca a correggere i temi degli studenti stranieri (ai quali bisogna attribuire livelli e voti secondo uno schema da battaglia navale/stradario: A1, B2, C3 ecc.), quando bussano alla porta. Avanti! E' un piccolo dolce gentile ragazzo di una classe prima, di quelli che ti fanno tenerezza perché completamente sopraffatti dai bulletti veri tutti piumini e cellulari. Chiede un dizionario di italiano perché hanno il compito in classe. Ok, affare fatto. Poi lo riporti, ti aspetto.

Dopo 2 ore ritorna con il dizionario. Com'è andata? Mah, vediamo. E c'era silenzio?

Adesso preparatevi a fare 'oh'.

'Oh' preventivo. E spazio bianco.
Doppio spazio bianco.


                                 "Il silenzio è come il tempo", dice lo studente. 
                                 "Non esiste".


La prof deglutisce, estasiata. Scusa? In che senso?

"Sì, il tempo non esiste, siamo noi che diciamo 'un'ora', 'due ore'...Così il silenzio. In realtà non c'è".

In realtà il silenzio c'è, mi viene da precisare, ma in questa scuola è difficile da realizzare (ammesso che un silenzio si possa realizzare).

"Difficile? Impossibile".

Sorride ed esce. 

E io rimango lì a fare oh.
E a pensare che solo questa frase mi è valsa un intero anno scolastico. Che parentesi non è ancora finito e mi viene da fare un altro oh. Di orrore. E ci risiamo.

Silenzio.  

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